DELITTO DI GARLASCO, L’APPELLO DEI MEDICI LEGALI
In virtù del ritrovato interesse dell’opinione pubblica per il delitto di Garlasco, la comunità scientifica dei medici legali chiede ai media di promuovere un’informazione più matura, completa e responsabile, evitando semplificazioni mediatiche che disinformano e collaborando in maniera seria e trasparente con la scienza forense. Il tema è stato affrontato nel corso del V Congresso dei Gruppi SIMLA (Società Italiana di Medicina Legale e delle Assicurazioni), che si è tenuto a Modena.
IL DIALOGO CON IL GIORNALISMO
Come riportato da Il Dubbio, è stato lanciato un appello affinché le informazioni sui temi forensi vengano diffuse con correttezza e rigore, visto che le testimonianze incompetenti che popolano giornali e televisione falsano il dibattito pubblico, confondono l’opinione pubblica e banalizzano temi complessi.
Per quanto riguarda le prove scientifiche in ambito giudiziario, gli esperti evidenziano che non sono assolute, quindi vanno lette con attenzione. Inoltre, è importante spiegare al pubblico le metodologie forensi in modo corretto, senza semplificazioni eccessive.
Il giornalista Stefano Nazzi, autore del podcast Indagini, ha riconosciuto che spesso i media si occupano di casi complessi senza comprenderli appieno e senza coinvolgere esperti; invece, bisognerebbe promuovere la collaborazione con gli scienziati per migliorare la qualità delle informazioni che si forniscono.
IL CASO DEL DNA NEL DELITTO DI GARLASCO
I Gruppi SIMLA ritengono che la complessità del lavoro medico-legale non vada semplificata e che non esista la certezza assoluta nella prova scientifica. In virtù della continua evoluzione delle scienze forensi, serve cautela nell’interpretazione. Lo dimostra, appunto, il delitto di Garlasco e la questione del DNA sotto le unghie della vittima, Chiara Poggi: gli esperti hanno opinioni discordanti su quanto sia utilizzabile.
Inoltre, non è sufficiente sapere «di chi è», ma anche come ci è arrivato lì, ha evidenziato, ad esempio, l’esperta di genetica forense Susi Pelotti, ordinaria di Medicina legale all’Università di Bologna. «Quando ci troviamo in tribunale, il problema non è solo dire se è compatibile con una persona, ma capire il senso di quella compatibilità».
Pertanto, serve un approccio scientifico e prudente, non spettacolare o emotivo. Ma i medici legali si scagliano anche contro gli show mediatici, rilevando che la spettacolarizzazione della giustizia può portare a errori giudiziari e alla ricerca del colpevole a tutti i costi. Il compito dei giornalisti deve essere quello di riportare i fatti in modo equilibrato, dando voce a tutte le parti e riconoscendo la complessità dei casi e delle scienze forensi.