Da diversi anni alcuni appartenenti all’Arma dei Carabinieri sembrerebbero essersi posti l’obiettivo di ‘riscrivere’ la storia” del delitto di Garlasco “insieme alla trasmissione ‘Le Iene’ e questo non può non far paura“. È il passaggio di una recente intervista rilasciata a Il Dubbio dall’avvocato Francesco Compagna, legale di Marco Poggi, il fratello della 26enne uccisa nella villetta di famiglia il 13 agosto 2007.
Secondo il giudicato di condanna espresso ormai 10 anni fa, nel 2015, a uccidere brutalmente Chiara Poggi è stato l’allora fidanzato Alberto Stasi, destinatario di una pena definitiva a 16 anni di reclusione prossima al termine e attualmente in regime di semilibertà. Da settimane, però, ci troviamo di fronte a una incredibile svolta con l’inchiesta aperta dalla Procura di Pavia sul nuovamente indagato Andrea Sempio (amico di Marco Poggi, la cui posizione era già stata archiviata nel 2017 e nel 2020).
L’ipotesi di reato per cui si procede a suo carico è omicidio in concorso con ignoti o con lo stesso colpevole individuato all’esito di un iter giudiziario decisamente singolare (Stasi fu infatti assolto con quella che si definisce una “doppia conforme”, in primo e in secondo grado, per poi essere condannato in appello bis e infine definitivamente dalla Cassazione). Secondo il legale di Marco Poggi, l’attuale indagine sull’amico oggi 37enne sembrerebbe configurarsi come uno sforzo investigativo sostanzialmente inutile e incomprensibile a fronte della verità processuale che tutti conoscono.
Delitto di Garlasco, l’avvocato di Marco Poggi contro l’attuale indagine su Andrea Sempio
Secondo quanto riportato, l’avvocato di Marco Poggi ha dichiarato di faticare a capire “quale sia lo scopo di una così vasta attività di indagine” dopo i due precedenti decreti di archiviazione della posizione di Andrea Sempio. A dire il vero, un decreto non è una sentenza e per questo si può sempre tornare a indagare sullo stesso soggetto (cosa che non vale per la situazione di Alberto Stasi per via del ne bis in idem, cioè del principio per cui una persona già finita a processo – al netto del giudizio incassato in via definitiva – non può essere nuovamente sottoposta a procedimento per lo stesso fatto.
Secondo la Procura di Pavia che oggi lavora al caso, la difesa di Alberto Stasi aveva ragione quando, nel 2016, attraverso proprie indagini scovò sulle unghie di Chiara Poggi un dato oggi cardine della nuova inchiesta voluta dai pm: il match tra il materiale genetico isolato sulla vittima e il Dna di Sempio. Per la difesa di quest’ultimo, la presenza di quella traccia sarebbe dovuta a contatto “mediato” e non diretto per via dell’uso comune del computer di casa Poggi, ma gli inquirenti valutano un’ipotesi alternativa che vedrebbe il 37enne coinvolto nel delitto di Garlasco unitamente ad altre persone. Per Compagna, quel Dna misto (c’è anche un profilo “Ignoto 2” ancora da attribuire) sarebbe così “degradato” da non avere “alcun valore indiziante”.
Il legale di Marco Poggi ritiene inoltre demolito lo scenario del ragionevole dubbio intorno alla condanna di Alberto Stasi: “Prima che si scoprisse lo scambio dei pedali e la falsa testimonianza del maresciallo Marchetto era giusto nutrire dei dubbi, adesso mi pare francamente impossibile“. Le prove della colpevolezza dell’ex fidanzato di Chiara Poggi, secondo il parere dell’avvocato e della famiglia della vittima, assistita dal collega Gian Luigi Tizzoni, sarebbero da considerarsi granitiche.