Raffaele Sollecito su delitto di Garlasco: "Alberto Stasi innocente, ne sono sicuro. Capisco Andrea Sempio, non la famiglia Poggi che si fida della procura"
DA ALBERTO STASI AD ANDREA SEMPIO: I “MOSTRI MEDIATICI”
Noto per essere stato accusato dell’omicidio di Meredith Kercher e poi assolto in via definitiva, Raffaele Sollecito collega la sua esperienza di ingiusta detenzione e di processo mediatico al delitto di Garlasco, tornando alla carica contro il sistema giudiziario e mediatico italiano per chiedere più umanità, cautela e vera giustizia.
In un’intervista a Il Dubbio denuncia che anche per l’omicidio di Chiara Poggi si è creato un circo mediatico che ha un potere distruttivo, perché rovina la vita delle persone, anche se poi risultano innocenti. Sollecito segnala come i media costruiscano «mostri» ancor prima che ci sia un processo.
Pur non esprimendosi sulla colpevolezza o meno del nuovo indagato Andrea Sempio, Sollecito afferma di comprendere cosa significhi essere al suo posto, perché anche se sarà assolto, la sua vita personale e professionale è già danneggiata.

D’altra parte, è convinto dell’estraneità di Alberto Stasi, infatti è felice della nuova indagine: per Sollecito è vittima di un errore giudiziario.
RAFFAELE SOLLECITO SULLA FAMIGLIA POGGI…
Ma si interroga anche sull’atteggiamento delle famiglie delle vittime, che si fidano ciecamente della versione della procura, anche in mancanza di certezze, anziché avere spirito critico. «Io non darei tutto per oro colato».
Dai dubbi si passa alle critiche ai protocolli delle indagini, con le forze dell’ordine che, prima del 2009, non seguivano quelli scientifici internazionali, col rischio di commettere errori. A tal riguardo, ricorda che la sua difesa ha sollevato la questione della contaminazione della scena del crimine nel delitto di Perugia, di fatto salvandolo.
DAL DELITTO DI GARLASCO ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA
Sollecito asserisce anche di sostenere l’idea che i magistrati debbano passare un periodo in carcere durante la loro formazione, anche dormendoci, per capire cosa significhi davvero la privazione della libertà personale. Inoltre, critica una certa «onnipotenza» dei magistrati, che a volte esercitano un potere enorme senza comprenderne le conseguenze umane.
Non manca un riferimento ai mancati risarcimenti: infatti, denuncia il fatto che lo Stato non gli ha concesso l’indennizzo per ingiusta detenzione, perché lui stesso avrebbe «depistato» le indagini. Lui sostiene invece che è stato ostacolato nei suoi diritti e che lo Stato non si prende la responsabilità dei propri errori.