Fra gli ospiti di Quarto Grado della puntata di ieri vi era anche l’avvocato Gianluigi Tizzoni, storico legale della famiglia di Chiara Poggi. Presente negli studi del talk di Rete 4 ha puntato in qualche modo il dito contro la procura: “C’è un ospite che manca questa sera che è la procura della repubblica, sono stati emessi due comunicati, uno sulla famosa impronta 33. E’ una inchiesta che parte da marzo e che è sottotraccia da quanto meno un anno e mezzo. Ho chiesto ad altri colleghi altre situazioni in cui una procura iscrive un soggetto dopo una sentenza definitiva, con un’accusa di omicidio in concorso con ignoti e non ne ho trovati. Mi aspettavo una inchiesta in stato molto più avanzato, che desse anche nei limiti del segreto investigativo dei segnali molto più chiari, oggi io questi segnali non li vedo e molto probabilmente questa situazione ha comportato fantasie, illazioni, suggestioni, ma presumo che la gente non capisca dove sta andando questa inchiesta”.
Quindi aggiunge: “Dico semplicemente che è una inchiesta dove non si capisce la direzione e si stimolano molte fantasie, che portano via molto tempo a noi, visto che sono defaticanti e ci troviamo ad inseguire situazioni che non si capisce se interessino o non interessino alla procura. Noi non sappiamo cosa stia facendo la procura”.
DELITTO DI GARLASCO, TIZZONI SU BRUSCAGIN
Tizzoni ha poi parlato del supertestimone de Le Iene, Gianni Bruscagin, colui che ha raccontato la storia di Stefania Cappa che avrebbe buttato un borsone nel canale di Tromello con dentro degli attrezzi. Secondo il racconto di Bruscagin lo stesso avrebbe raccontato il tutto proprio a Tizzoni, che gli avrebbe detto però di non essere interessato alla vicenda: “Su Bruscagin che dice di essersi rivolto a me – le parole dell’avvocato – io voglio chiarire che l’avvocato non è un pubblico ufficiale, io ricevo sempre messaggi, lettere ed email, si cerca di gestirle ma dico sempre di rivolgersi ai carabinieri”.
E ancora: “Se la famiglia Poggi mi dà l’incarico ufficialmente contro Stasi io deontologicamente mi sento coerente quando penso che quel soggetto è responsabile, mi sentirei in torto al contrario. Dopo di che, per mio metodo, dico andate dai carabinieri e guarda caso Bruscagin va da un carabiniere, che è un pubblico ufficiale che ha il dovere di trasmettere una notizia criminis. Io non so neanche chi sia questo signore che è deceduto e non voglio creare altre suggestioni. Io rispondo sempre di parlare con la procura, ricordo che a settembre erano già 80 le segnalazioni anonime, ma penso che anche ai colleghi arrivino, io non possono sostituirmi alle indagini”.
DELITTO DI GARLASCO, TIZZONI SULLE ACCUSE NEI SUOI CONFRONTI
Tizzoni è stato anche accusato nelle ultime settimane di aver fornito in qualche modo del materiale “segreto” ad Andrea Sempio durante l’indagine del 2017 e a riguardo precisa: “Io ho dato al collega Lovati della documentazione e ho ancora l’email, ma la cosa più divertente è che non c’erano carte segrete, l’indagine del 2017 venne anticipata dalla difesa di Stasi e poi ho raccolto tutti i quotidiani dove venivano raccolti tutti i documenti a carico di Sempio, quindi abbiamo le telefonate, il riferimento al Piccolo Principe, poi lo scontrino… abbiamo tutto, quindi banalmente il signor Sempio andava in edicola con 1,5 euro e si preparava al suo interrogatorio. Ovviamente chi mi ha fatto questa accusa – precisa – ne risponderà nelle sedi opportune, bastava banalmente documentarsi guardando i giornali e i servizi fatti in quegli anni”.
Sulla condanna ad Alberto Stasi e sul fatto che lo stesso sia stato incarcerato per aver mentito, Tizzoni precisa: “E’ un dato oggettivo che uno dei tre pilastri della condanna si lega al racconto di Stasi scopritore, documentato con ampie perizie che ha stabilito l’impossibilità di camminare senza calpestare il sangue, anche se fosse secco. E’ pacifico che Stasi è stato condannato perchè ha detto delle menzogne non basate su illazioni ma su perizie”. E ancora: “E’ centrale il dato della bici nera vista dalla Bermani, ritengo che la sua testimonianza sia stata centrale nell’individuare il momento che combacia con il momento in cui Chiara toglie l’allarme”.

DELITTO DI GARLASCO, TIZZONI SULLE TEMPISTICHE DELL’OMICIDIO
Tizzoni ha parlato anche della spazzatura di Garlasco: “Mi dicono che la tempistica dei 23 minuti non viene ritenuta sufficiente per l’omicidio, che Stasi non avrebbe avuto tempo di fare la colazione, ma per bere un Estathe infilando una cannuccia ci vuole un minuto e di altro di quella colazione non c’era, se non il Fruttolo di Chiara Poggi, quindi non serve immaginare più tempo”. E ancora. “Dobbiamo avere rispetto per le sentenze se no di cosa stiamo parlando? Io ritengo di dover difendere le sentenze emesse dallo stato e lasciare alla revisione rivederle. La verità giudiziaria è già stata accertata. In questo momento abbiamo la tesi di una parte che è la procura di Pavia, abbiamo avuto persone che hanno avuto 30 processi basati su 30 tesi della procura, erano tutte la verità? Io voglio la verità giudiziale e la raggiungo quando me la dice la Cassazione, la verità non c’è l’ha la procura di Pavia, la storia la riscrivono i tribunali, la corte e la cassazione”.
La posizione di Tizzoni, che è poi quella della famiglia Poggi, è quindi chiara ed univoca, l‘unico colpevole è Alberto Stasi non ci sono altri possibili killer in questa storia. Vedremo se anche la nuova indagine della procura arriverà o meno alle stesse conclusioni e per il momento non sembra essere emerso nulla che possa far pensare ad una differente verità da quella già scritta anni fa.