Desmond Tutu, arcivescovo anglicano e attivista sudafricano, è morto lo scorso 26 dicembre ed i suoi funerali si sono svolti secondo le sue volontà (una bara semplice, di legno chiaro, con un solo bouquet di fiori sopra) e adesso avverrà, come aveva scelto, la “cremazione acquatica”. Il corpo sarà sottoposto a idrolisi alcalina: ciò significa, in base a quanto riportato dal Corriere della Sera, che verrà immerso per quattro ore in una vasca contenente idrossido di potassio e acqua alla temperatura di 93 gradi centigradi.
A svelare il perché di questa particolare scelta è stato il reverendo Michael Weeder, decano della cattedrale di San Giorgio. “È ciò a cui aspirava da eco-guerriero”, ha detto. La “cremazione acquatica”, infatti, è una procedura scientificamente descritta come “eco-friendly”. È così che prima di lasciare questo mondo, il Nobel per la Pace ha voluto distinguersi ancora una volta, schierandosi dalla parte dell’ambiente.
Desmond Tutu ha scelto “cremazione acquatica”: cos’è
La maggior parte della popolazione mondiale non aveva idea di cosa fosse la “cremazione acquatica”, ovvero la procedura che Desmond Tutu ha scelto per lo smaltimento del suo corpo. L’arcivescovo anti-apartheid ha stupito tutti. L’idrolisi alcalina, però, è stata introdotta per la prima volta tra le opzioni di trattamento delle salme in Australia nel 2009, oltre dieci anni fa. Successivamente si è diffusa in molti altri Paesi, seppure non sia ancora molto praticata.
Il Nobel per la Pace, in tal senso, potrebbe avere lasciato una importante eredità al mondo. Già in passato aveva portato alla luce il tema relativo all’inquinamento causato dai metodi per il trattamento dei defunti. “Chi danneggia l’ambiente, chi è responsabile del disastroso riscaldamento dell’atmosfera, non soltanto sbaglia, ma fa peccato”, aveva detto. Adesso, in modo concreto, nel suo ultimo saluto, ha voluto lanciare un segnale netto e preciso in merito a ciò che ognuno può fare per il pianeta.