Trump e Putin negoziano la pace in Ucraina come se fosse un affare privato, senza curarsi troppo del futuro di Kiev, ma cercando un accordo globale che sistemi anche altre situazioni come quelle del Medio Oriente, di Taiwan o della Nord Corea.
Una trattativa nella quale la UE neanche viene considerata, ridotta ormai, spiega Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa, a entità non solo vassalla, ma succube degli USA, incapace di reagire anche se le impongono dazi o vogliono portarle via la Groenlandia. E pronta ad acquistare le armi statunitensi, facendo gli interessi di Washington e non dell’industria europea.
Trump dice che i colloqui con Mosca sull’Ucraina stanno andando bene e Putin gli risponde che il presidente USA ripristinerà l’ordine e che le élite europee “si metteranno ai piedi del padrone”. A che punto sono i negoziati?
Trump sostiene che i colloqui stanno andando bene perché sappiamo che ci sono già dei contatti. E anche Putin dice un gran bene di Trump: ha ribadito che, se ci fosse stato l’attuale presidente americano, la guerra non sarebbe mai scoppiata. È l’Ucraina che non la sta prendendo bene: Zelensky ha detto che negoziare senza coinvolgere gli ucraini potrebbe essere pericoloso. L’idea che questa guerra se la risolvano Trump e Putin spiazzerà Kiev e Bruxelles.
La UE come sta reagendo?
Gli europei si stanno incartando, farneticano di una loro forza di pace in territorio ucraino, mentre sappiamo che la Russia non vuole la presenza di truppe NATO. Questa corsa della UE a scodinzolare dietro a Trump, come ha fatto con Biden, senza capire che entrambi ci stanno massacrando e che, invece, dovrebbe curare i propri interessi, non la capisco.
Ma se Putin è così contento, vuol dire che Trump accetta le sue condizioni, vale a dire Ucraina fuori dalla NATO, neutrale, e territori occupati assegnati a Mosca?
La soddisfazione di Putin dipende dal fatto che c’è un dialogo diretto con Trump, ma credo che il loro dialogo non riguardi solo l’Ucraina. Agli americani di Kiev non interessa molto. Anzi, il 7 gennaio Trump ha detto di avere compreso perché è iniziato il conflitto, dovuto proprio al fatto che Biden voleva fare entrare l’Ucraina nella NATO. D’altra parte, se Trump dice che agli USA serve la Groenlandia perché è interesse nazionale, poi non può condannare i russi perché, per interesse nazionale, entrano in Ucraina.
I negoziati, però, hanno uno spettro più ampio rispetto alla guerra?
Trump vuole essere ricordato come il pacificatore. Vuol dire che deve risolvere la crisi di Taiwan con la Cina, così come quelle con la Nord Corea, l’Ucraina e il Medio Oriente. Per farlo, deve tenere conto di come è cambiato il contesto geopolitico: la Russia era amica dell’Iran e oggi è un suo alleato di ferro, e lo stesso è successo con la Nord Corea. Si parla sempre più di un asse Iran-Corea-Russia, militare e strategico.
La politica USA di isolare Mosca ha anche prodotto un riavvicinamento dei russi ai cinesi. Quindi, se oggi Trump vuole fare il pacificatore, ha bisogno di passare da Putin, perché i Paesi che sono protagonisti delle crisi che vuole risolvere sono alleati con Mosca. Non gli interessa se in questo contesto a pagare è l’Ucraina, né gli importa nulla degli alleati NATO, utili fino a che obbediscono agli ordini USA e comprano armi americane.
Intanto il Consiglio europeo è stato convocato a livello informale per parlare di difesa. Si parla di aumentare gli investimenti in questo campo oltre il 2% del PIL, ma la UE riuscirà a darsi una politica comune, magari sancendo un minimo di autonomia rispetto agli americani?
Chi parla di potenziare gli acquisti è la commissaria lettone Kaja Kallas, quindi i Baltici, i più grandi zerbini degli americani in Europa insieme ai polacchi. La Polonia ha un bilancio della difesa pari al 4,7% del PIL, molto vicino al 5% che chiede Trump: vuole diventare la potenza militare più importante del continente, scavalcando la Germania.
L’Unione Europea non è per nulla unita. Gli americani, tra l’altro, vogliono imporre agli altri una percentuale di spesa più alta della loro (che è il 3,3%). Spendono quasi 900 miliardi di dollari per la difesa e l’Europa 340, ma i soldi sborsati dagli americani non sono tutti per il fronte europeo: l’America ha oltre il 60% di tutte le sue forze schierate nell’Indo-Pacifico.
Il segretario generale della NATO, Rutte, intanto (e non solo lui) dice che dobbiamo prepararci alla guerra con la Russia. Corriamo davvero questo rischio?
Mi chiedo in base a quale principio si possano affermare queste sciocchezze: non c’è un solo indizio, e anche la NATO lo ammette, che la Russia si prepari ad attaccare. La visione imperiale che oggi vedo non è della Russia, ma degli Stati Uniti, che vogliono la Groenlandia, il Canada, il Golfo del Messico e Panama.
Tra l’altro, la UE dove andrebbe a prendere i soldi per finanziare la spesa militare?
L’Unione Europea vive e vivrà una crisi economica devastante, che ci impedirà di aumentare i soldi per la difesa. Per l’Italia, la spesa è di 32 miliardi, l’1,5% del PIL; se la dovessimo portare al 5%, dovremmo spendere 100 miliardi all’anno: è una cosa ragionevole nel momento in cui siamo in de-industrializzazione, in calo della produzione, con i costi energetici più alti d’Europa?
Finiremo per comprare le armi dagli USA, come vuole Trump?
Lo faremo, perché abbiamo già ordinato gli Himars anche noi e altri F-35. Non si parli, quindi, di difesa europea, perché ha un senso se noi spendiamo i nostri soldi per prodotti europei. Quando la von der Leyen dice che costruiremo migliaia di missili antiaerei in Europa, parla dei Patriot americani. Quindi cosa facciamo? I produttori su licenza dei missili USA? Tra qualche anno la nostra industria della difesa chiuderà o verrà comprata proprio dai big americani.
Stiamo già andando in questa direzione?
La Germania ha varato un progetto di difesa antiaerea in cui ha coinvolto 17 Stati dell’Unione Europea, inclusi alcuni neutrali come Austria e Svizzera. Configura una difesa su tre strati. Primo strato: missili tedeschi IRIS-T. Secondo: Patriot americani. Terzo: antimissili balistici Arrow 3 israeliani con tecnologia americana. Questa è difesa europea? A cosa serve questo progetto, che si chiama ESSI European Sky Shield Initiative, se non a far uscire dal mercato il sistema di difesa italo-francese SAMP-T?
Quindi facciamo ancora gli interessi degli USA? Anche ora che Trump minaccia dazi alla UE?
Biden ci ha detto che i russi erano una minaccia e che bisognava smettere di comprare il gas russo. Appena abbiamo smesso di comprarlo ha varato la legge contro l’inflazione negli Stati Uniti che fa ponti d’oro alle industrie europee che si trasferiscono in America, allettate dal fatto che lì l’energia costa sei volte meno. Il problema, però, è che prima ci ha fatto rinunciare al gas russo scontato.
Adesso arriva Trump e annuncia che vuole imporre dazi alla UE: non possiamo continuare a fare i vassalli di quelli che prima ci bastonano con l’energia, poi ci vogliono portare via le aziende e alla fine mettono addirittura dazi sulle nostre merci. I dazi completano la tempesta perfetta cominciata con caro energia e inflazione, ci porteranno completamente fuori mercato con i nostri prodotti, che costano molto di più perché paghiamo di più l’energia. C’è stato un grande entusiasmo per la vittoria di Trump come sovranista, ma è il sovranismo americano: fa gli interessi USA, che non sono i nostri.
Il nuovo corso USA, insomma, non ci porterà niente di buono?
Il risultato finale potrebbe essere anche sorprendente: invece di fare il MAGA, Make America Great Again, può saltar fuori il MAHA, Make America Hated Again. Il rischio è che l’America di Trump raggiunga il record di odio da parte del resto del mondo. Se noi europei non ci svegliamo neanche con i dazi e quando ci dicono che vogliono la Groenlandia, quando mai lo faremo?
(Paolo Rossetti)
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