Mentre le condizioni del Senatore e candidato alla Presidenza Uribe Turbay, rimasto gravemente ferito il 7 giugno scorso, nel corso di un attentato compiuto da un ragazzo di appena 15 anni, sono ritenute in ripresa ma ancora non fuori pericolo, la Colombia si chiede la ragione di un simile gesto, che ricorda da vicino i tempi, ormai trascorsi, del potere del narcotrafficante Pablo Escobar e del suo potere assoluto ed estremamente violento, che aveva posto l’intero Paese nel terrore più assoluto.
Certo è che il potere del narcotraffico esiste ancora, ma, nonostante i tanti punti di coincidenza con la disastrosa epoca, si può dire che la situazione sia da inquadrare più in una guerra politica molto profonda tra un Presidente, Gustavo Petro, ex terrorista e ora a capo di un Governo di sinistra, e una destra che però raccoglie un successo grandissimo viste le politiche disastrose dell’attuale capo dello Stato.
Anche nella campagna elettorale del 1989 vennero uccisi tre candidati che si opponevano al potere narco, però secondo Laura Bonille, vicedirettrice della Fondazione Pace e Riconciliazione (Pares), “la minaccia del narcotraffico dell’epoca trascorsa non esiste più e quindi non siamo in presenza di una sottomissione dello Stato alle ondate di violenza che abbiamo vissuto nel passato”. “Però attirano l’attenzione alcune coincidenze di quell’epoca con la situazione attuale”.
La Colombia, come ripetiamo, vive un’intensa lotta politica del Governo di Petro contro un ampio settore del Congreso e membri dell’opposizione, che si scontrano per le riforme proposte dal primo che, nella maggioranza dei casi, non raggiungono il consenso politico per concretizzarsi.
E Uribe Turbay, che politicamente appartiene al Centro Democratico, un partito della destra tradizionale, criticava continuamente l’operato di Petro, al punto che, tanto lui come l’ex Presidente e fondatore del partito Alvaro Uribe Velez, vengono continuamente presi di mira dalle critiche del Presidente, cosa che ha portato la Colombia a un livello di tensione altissimo visto che la situazione è pendente dalla sopravvivenza del politico gravemente ferito e potrebbe cadere in un’ondata fortissima di violenza qualora dovesse peggiorare.
La riforma sul lavoro voluta da Petro si è arenata nello scorso mese di marzo: però il Presidente ha chiesto un referendum sulla questione, sostenendo di aver trovato irregolarità nel voto che respinse la riforma stessa. Ciò ha generato una fortissima protesta a livello generale, con giuristi ed esperti che hanno considerato la mossa presidenziale come un pericolo di rottura dell’ordine costituzionale, al punto che lo stesso Uribe Turbay avrebbe chiesto provvedimenti contro i deputati che hanno firmato la richiesta: ma poco prima Petro aveva sostenuto che “qualsiasi Ministro che non sottoscriva il decreto presidenziale deve dimettersi”.
A questo punto la tempesta si è attivata specie dopo che il Segretario di Stato Usa, Mark Rubio, ha detto che “la manovra presidenziale costituisce una minaccia per la democrazia ed è la dimostrazione della violenta retorica di sinistra, proveniente dai più alti livelli del Governo colombiano”.
A ciò si sono aggiunte dichiarazioni espresse da vari politici dell’opposizione che accusano Petro di costruire un golpe contro la Costituzione e di comportarsi come un dittatore: insomma la tensione si è elevata a livelli altissimi e ciò porta al ricordo di quel fatidico 1989 con gli omicidi di tre candidati, tutti appartenenti alla sinistra, e uccisi da sicari del tristemente famoso “cartello di Medellin” con l’appoggio di settori corrotti dello Stato. Ma gli attentati compiuti dai narco si moltiplicarono, raggiungendo tanto vittime appartenenti sia alla destra che alla sinistra, una delle quali era la madre proprio di Uribe Turbay.
Ma anche se nel 2024 la percentuale di omicidi ogni 100.000 abitanti raggiungeva la cifra di quasi 26, ed è la più bassa degli ultimi 4 anni (nel 1990 era di 70) la cifre non danno serenità a una società che ancora ricorda un tenebroso passato che l’attentato del 7 giugno pare aver riproposto.
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