L’inflazione degli ultimi due anni sta modificando la dieta favorendo il consumo di cibi low cost che spesso e volentieri sono tutt’altro che salutari. Con l’esplosione dei pezzi da quando è scoppiata la crisi energetica, sono stai milioni gli italiani che sono stati costretti a rivedere la propria dieta alimentare, spesso e volentieri a discapito della propria salute. Spazziamo via ogni dubbio, i prodotti che fanno bene al nostro organismo non sono cari, ma chi ha disponibilità economiche ridotte non può ad esempio cibarsi con il pesce, con la carne migliore, con i prodotti biologici o con le verdure e la frutta di stagione, ricorrendo a sostituti, spesso e volentieri lavorati industrialmente, che sono un nemico del nostro organismo e della nostra salute.
Lo scrive il portale Open citando i dati Eurostat e ricordando quali siano i prodotti che hanno subito i maggiori rincari su base annua, a cominciare dall’olio d’oliva, uno degli ingredienti cardine della dieta mediterranea, che è cresciuto del 50% rispetto al 2024 a causa anche della siccità e delle malattie degli ulivi. Le uova sono invece lievitate del 37% rispetto al 2021, ma anche la verdura ha registrato incrementi importanti, +20,2%, seguita dalla frutta al 9,4%.
DIETA E INFLAZIONE, I PRODOTTI CHE SONO AUMENTATI DI PIU’
Che dire poi delle patate, altro alimento molto utilizzato nelle cucine italiane, in aumento del 53% in un anno, mentre per il latte e i derivati la crescita è stata fra il 20 e il 30 per cento. Stessa sorte è toccata al pesce fresco al pane e alla carne, con incrementi da un minimo del 10 fino ad un massimo del 15 per cento. L’aumento medio dei prezzi è stato del 5,7 per cento con un picco che a gennaio ha sfiorato il 10%.
E’ chiaro quindi che se prodotti ritenuti assolutamente benevoli in una dieta come l’olio extravergine d’oliva, il pesce, ma anche la verdura, subiscono rincari importanti, una famiglia che si trova in difficoltà è costretta a virare su alimenti meno poveri per poter mangiare. A riguardo ci viene in aiuto un recente studio pubblicato su The Lancet, la rivista scientifica più importante al mondo, che ha analizzato il rapporto fra l’inflazione e la salute, e da cui è emerso che moltissime persone nell’ultimo anno hanno ridotto la propria spesa sia acquistando meno prodotti ma anche comprando alimenti meno salutari. Sulle tavole spariscono quindi i grassi buoni, ma anche le verdure, virando su alimenti che vengono ritenuti “simili” (quando in realtà non lo sono) quando in realtà sono completamente diversi.
DIETA E INFLAZIONE, COSI’ VENGONO SOSTITUITI I PRODOTTI SALUTARI
C’è chi ad esempio pensa di sostituire la frutta con i succhi di frutta, gli snack o le marmellate, prodotti che hanno alti contenuti di zuccheri. Le verdure, invece, vengono rimpiazzate da zuppe, sottaceti, e sughi, alimenti che invece spesso e volentieri sono ricchi di sale, zuccheri e sostanze additive e conservanti. Che dire poi del pesce, che viene “scambiato” con i bastoncini surgelai, il surimi, il pesce in scatola o i burger industriali, anche in questo caso, prodotti ricchi di contenuti che non fanno bene al nostro organismo.
Stando a quanto emerge su Lancet, si tratta di alimenti che nella quasi totalità dei casi non vanno a sostituire quelli appunto sostituiti, sia perchè hanno pochissimi micronutrienti, sia perchè sono ricchi di zucchero e sodio, ed inoltre danno vita ad un regime alimentare sbilanciato, di conseguenza dannosi. Fra le mancanze principali, quella delle fibre, fondamentali per il regolare funzionamento del nostro intestino e per la digestione. Sono infine prodotti che a lungo andare possono portare a gravi conseguenze fisiche come l’obesità, molto diffusa alle nostre latitudini anche fra i bimbi, il diabete di tipo 2, nonché gli infarti, gli ictus e le malattie cardiovascolari.