LA SVOLTA (DA CONFERMARE) SUI MOTORI GREEN: CADE IL TABÙ IN COMMISSIONE UE SULLE AUTO IBRIDE
Dopo il 2035 sarà ancora possibile vendere auto ibride in Europa: sembrerà un dettaglio da poco, ma fino ad oggi le scelte della Commissione UE in materia di Green New Deal non permettevano che tra 10 anni (tutt’altro che un’eternità) si potesse comprare automobili che non fossero elettriche. La potenziale svolta giunta in queste ore da Bruxelles vede invece cadere un primo, piccolo, tabù in grado forse di portare ad un ripensamento ad ampio raggio sulle politiche “green” in un’epoca come la nostra dove la sostenibilità dovrebbe sempre più andare a braccetto con l’economia e i settori da tutelare per la sopravvivenza di posti di lavoro e consumi a basso costo.
Cos’è successo dunque è molto semplice: come anticipato dallo Spiegel in Germania, con conferme che arrivano da Bruxelles, la Commissione Europea ha inserito in un documento strategico di fine gennaio l’apertura alla vendita di auto ibride plug in, derogando al divieto assoluto di vendita per macchine a benzina o diesel dopo l’anno 2035. Le norme inserite nel “Fit for 55” (il piano di regole UE che punta ad abbattere entro il 2030 almeno il 55% delle emissioni europee) finora sono state un limite invalicabile per la Commissione di Von der Leyen e Timmermans la scorsa legislatura, e sarebbe dovuto rimanere tale anche con la “nuova” governance europea, con ancora la Presidente popolare e la commissaria Teresa Ribera (PSOE-socialisti UE). Se invece la svolta sulle auto ibride verrà confermata da un ordine direttivo ufficiale allora davvero il tabù creato da Bruxelles (e su cui gli elettori si sono pronunciati piuttosto criticamente durante le ultime Europee) sulle solo auto elettriche dopo il 2035 potrebbe essere caduto definitivamente.
DRAGHI, LA NEUTRALITÀ TECNOLOGICA E LA COMPETITIVITÀ NELL’ERA DI TRUMP
La crisi del settore automotive, le fabbriche che chiudono e i posti di lavoro che potrebbero ulteriormente perdersi nei prossimi anni hanno messo da anni in allarme l’intera filiera produttiva, specie vedendo come i primi (e forse anche gli ultimi) a guadagnarci sono le aziende cinesi e americane che evitano qualsiasi tipo di regolamentazione nonostante producano molte più emissioni del Vecchio Continente. Il paper UE apre invece ad una nuova e maggiore flessibilità, indicata come valore chiave dalla Presidente Von der Leyen nella sua Bussola per la competitività (similmente a quanto appena sostenuto sulla necessità di derogare ad un Patto di Stabilità più flessibile per aumentare le spese militari, in un discorso che ricorda da vicino le politiche di Trump).
«Salvaguardare la capacità dell’industria di investire, guardando a possibili flessibilità per assicurare alla nostra industria di restare competitiva», si legge nello stralcio del documento resto disponibile dallo Spiegel, e che aggiunge ulteriori aperture sulle regole green verso il 2035. Il Dietrofront UE, ok auto ibride dopo il 2035/ Svolta contro diktat green, decisivo report Draghi: cosa cambia
sta già ridiscutendo come trovare un compromesso tra la transizione “carbon free” e la necessità di produttività con costi ridotti anche per chi dovrà comprare auto nei prossimi decenni (specie perché ad oggi l’elettrico non sembra ancora essere un’opzione accettabile nella vita quotidiana di milioni di cittadini europei).
Sebbene lo scorso anno le auto ibride hanno rappresentato solo il 7% del mercato UE, e sebbene l’apertura della Commissione Ue per ora si ferma alle ibride ricaricabili (le altre non sarebbero dentro la deroga), la svolta di Bruxelles potrebbe essere un primo simbolico atto che vada a ridiscutere regole e norme sul Green New Deal, non un caso che avvenga nello stesso momento in cui gli Stati Uniti di Trump hanno letteralmente abolito il percorso di transizione eco-sostenibile tornando ad investire in petrolio e carbone. La Commissione Von der Leyen nell’aprire alla vendita di auto ibride anche dopo il 2035 fa riferimento al Rapporto Draghi sulla competitività che infatti tra i suoi punti cardine inseriva il tema della neutralità tecnologica e della mobilità come valori chiave per rendere l’Europa ancora competitiva con i partner mondiali: non si abolisce l’elettrico ma si cerca di trovare un giusto compromesso che porti ad una lenta transizione, non ad un’imposizione ideologica dall’alto della politica sulle aziende produttive.