Il cospicuo piano per la difesa UE recentemente presentato da Ursula von der Leyen sembra star avendo una vitta piuttosto complessa tra i banchi di Bruxelles con l’intera fascia del Mediterraneo – Italia compresa, ma è quasi futile sottolinearlo date le chiarissime posizioni espresse negli ultimi giorni dalla premier Meloni – che sembra poco propensa ad accettare il meccanismo del fondo ‘Safe’ che dovrebbe dotarsi di almeno 150 miliardi di euro: a dirlo è Politico che ha avuto modo di parlare delle trattative sulla difesa UE con alcuni alti diplomatici i quali sostengono che soprattutto Italia, Francia e Spagna starebbero muovendo una dura guerra al riarmo europeo.
Prima di arrivare alla posizione dei paesi mediterranei – ed anche alla soluzione che gli stessi propongono – è bene ricordare che il piano per la difesa UE consisterebbe in due fondamentali interventi: da un lato una clausola d’emergenza che permette di allentamento le norme fiscali per i prossimi quattro anni per i paesi che dovrebbero raggiungere l’1,5% del PIL in difesa, con una manovra che dovrebbe valere circa 650 miliardi di euro, mentre dall’altro lato il già citato fondo Safe da 150 miliardi dal quale gli stati potrebbero attingere prestiti a tassi favorevoli; il tutto mobilitando qualcosa come i famosi 800 miliardi del piano ReArm UE.
Difesa UE: le critiche di Italia, Francia e Spagna al piano di von der Leyen
Venendo a noi, secondo i funzionari sentiti da Politico nessuno dei due punti del piano sulla difesa UE sembra piacere ai paesi mediterranei, convincendo poco anche i paesi rigidi dal punto di vista fiscale: partendo da questi ultimi, il meccanismo d’emerga risulta essere quanto meno interessante per evitare di intaccare il loro rating finanziario con manovre economiche eccessivamente costose; mentre per loro il fondo Safe sarebbe del tutto inutile dato che i medesimi prestiti a basso costo – talvolta addirittura migliore – possono garantirseli senza passare dall’UE proprio in virtù dell’alta affidabilità creditizia.
La posizione di Italia, Francia e Spagna sul piano di difesa UE – invece – sembra essere ancora più netta e dura: da un lato il fondo Safe è fortemente criticato perché pur trattandosi di prestiti a basso costo avrebbero un chiaro impatto sull’indebitamento nazionale, indebolendo ulteriormente la loro posizione fiscale nel mercato; mentre dal punto di vista della clausola d’emergenza – oltre ad aumentare ulteriormente il debito -, l’attivazione sarebbe vista dalle agenzie di rating come segnale di debolezza con un effetto a cascata difficilmente contenibile.
L’alternativa secondo i paesi mediterranei è quella di usare dei veri e propri Eurobond per finanziare una sorte di debito comune che non pesi sulle tasche dei singoli paesi già indebitati, ma sia spalmato equamente tra tutti e 27: tesi che – naturalmente – non piace ai paesi fiscalmente molto rigidi come la Germania o i Paesi Bassi, che temono ci possa creare un pericolo precedente sulla mutualizzazione del debito che finirebbe per intaccare soprattutto – o meglio, solo – i loro conti.