Alcuni dipendenti pubblici con partita IVA potrebbero restare in linea con le normative giuridiche. A chiarirlo è il Consiglio di Stato.

Il nostro sistema italiano ha delle regole rigide. Nel caso dei dipendenti pubblici con partita IVA ad esempio, i contribuenti devono osservare delle condizioni specifiche a cui far riferimento.

Nell’esempio in questione prenderemo in esame una diatriba nata tra un maresciallo delle Fiamme Gialle e l’ente fiscale. Il militare è stato multato per aver aperto una posizione “imprenditoriale” e contestuale alla sua attività in GDF.



I dipendenti pubblici con partita IVA sono ammessi?

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In alcuni casi i dipendenti pubblici con partita IVA non concorrono in alcun reato. Il militare oggetto di sanzione per una infrazione, è stato “punito” in quanto secondo l’amministrazione non poteva ricoprire il ruolo di maresciallo e allo stesso tempo esser coltivatore diretto.



Effettivamente la circolare numero 200000 con protocollo 109/4 e risalente all’anno 2005, non ammette l’attività agricola nelle norme militari. Eppure il maresciallo non solo ha sostenuto di averlo dichiarato ai suoi superiori, ma ha riferito di svolgerla per sé stesso e la sua famiglia (autoproducendo olio da consumo privato).

L’accoglimento al ricorso da parte del maresciallo è stato confermato dal Tribunale del Lazio di 1° grado, imponendo invece il fisco di sostenere i costi legali e di non esser stato “in diritto” di sanzionare il militare, soprattutto visto la sproporzione della misura punitiva.



Un tentativo al Consiglio di Stato

Sia il Comando Generale delle Fiamme Gialle che il Ministero dell’Economia e delle Finanze, non contenti del primo rifiuto, hanno deciso di rivolgersi al Consiglio di Stato, inviando in prima battuta una PEC.

A causa di un errore di battitura o distrazione, il primo invio non è andato a buon fine poiché il destinatario dell’email era errato, mentre la seconda volta erano stati superati i termini massimi previsti dalla Legge (60 giorni).

Tuttavia il Consiglio di Stato ha voluto entrare nel merito spiegato che anche se ci fossero stati i presupposti per accogliere l’appello, il ricorso sarebbe stato ugualmente rigettato.

Questo perché l’organismo governativo ha spiegato che non esiste alcun divieto legislativo che possa impedire ai militari o ad un dipendente pubblico di poter aprire una partita IVA per scopri privati e non professionali (ad esempio per una propria gestione del fondo).

Quanto ai costi generali richiesti al fisco (in riferimento all’appello in 2° grado), ammontano a circa 4.000€.