DIRITTI UMANI/ La strategia di Cina, Russia e Cuba per far tacere chi li difende

- Annalisa Ciampi

Cina, Russia e Cuba sono entrati nel Consiglio per i diritti umani dell'Onu. Non è la prima volta che succede. Ecco il loro obiettivo

Onu_Assemblea_Lapresse Assemblea Onu (Lapresse)

L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato martedì scorso, 13 ottobre 2020, per eleggere 15 membri del Consiglio dei diritti umani, tra cui Cina, Cuba e Russia.

Il Consiglio dei diritti umani è un organo delle Nazioni Unite, istituito dalla stessa Assemblea generale nel 2006, con il compito di promuovere e proteggere i diritti umani in tutto il mondo. Ne fanno parte 47 Stati, eletti per tre anni dall’Assemblea generale con un sistema di rotazione parziale che ha luogo ogni anno. Secondo un principio di equa distribuzione geografica, che caratterizza l’intero sistema delle Nazioni Unite, i 47 seggi del Consiglio dei diritti umani sono distribuiti fra cinque gruppi regionali come segue: 13 seggi assegnati agli Stati africani; 13 seggi agli Stati dell’Asia-Pacifico; 6 agli Stati dell’Europa orientale; 8 agli Stati dell’America Latina e dei Caraibi; 7 seggi, infine, all’Europa occidentale ed altri Stati.

Cuba e Russia hanno “vinto” per la semplice mancanza di sfidanti all’interno dei rispettivi gruppi regionali. Per l’Europa orientale si dovevano rinnovare due seggi: poiché Russia e Ucraina erano i soli Stati candidati, sono stati entrambi eletti (con 158 e 166 voti ciascuno). Lo stesso per il gruppo di America Latina e Caraibi: 3 seggi disponibili, 3 soli candidati – Bolivia, Cuba e Messico – tutti automaticamente eletti (con voti, rispettivamente, 172, 170 e 175).  

L’unica che ha dovuto affrontare un “concorrente” è stata la Cina, nella regione Asia-Pacifico, dove cinque nazioni erano in competizione per quattro posti. La Cina si è assicurata l’ultimo dei quattro posti con 139 voti, dopo Uzbekistan (169), Pakistan (166) e Nepal (150), poiché l’Arabia Saudita ha ricevuto solo 90 voti.

Se ci fossero stati ulteriori candidati, anche Cina, Cuba e Russia avrebbero potuto perdere. Ma per Cina e Cuba si tratta del quinto mandato; per la Russia del quarto. La Cina addirittura ne era uscita solo lo scorso anno, dopo sei anni (2014-2019) e solo per via della regola che dopo due mandati consecutivi non consente la immediata rielezione. I nuovi eletti serviranno per tre anni, a partire da gennaio 2021, insieme a 32 altri Stati tra cui l’Italia, eletta per il triennio 2019-2021. Gli Stati Uniti hanno rimesso il proprio mandato a metà del 2018, rinunciando a far parte del Consiglio, accusato di mancanza di neutralità, per essere intervenuto ripetutamente ed eccessivamente nei confronti di Israele, ignorando altre situazioni di maggiore gravità a livello internazionale. 

Il Consiglio dei diritti umani è il principale organo delle Nazioni Unite con competenze in materia diritti umani. Si riunisce tre volte l’anno, a Ginevra, per due settimane e può discutere di tutte le questioni e situazioni di violazioni attinenti ai diritti umani. Conduce una revisione periodica dei records in materia di diritti umani di tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite. Riceve anche rapporti su tematiche specifiche e singoli Paesi prodotti da esperti indipendenti (gli Special Rapporteurs) nonché dall’Ufficio dell’Alto Commissariato per i diritti umani. 

Il Consiglio adotta risoluzioni che non sono vincolanti ma possono costituire un importante strumento di valutazione della condotta degli Stati in materia di rispetto dei diritti umani e guidare l’azione internazionali sia dei governi che di altri attori internazionali.

Non vi è dubbio, la responsabilità per la difesa dei diritti umani spetta principalmente alle singole nazioni. E l’appartenenza al Consiglio dei diritti umani comporta l’obbligo di rispettare e far rispettare elevati standards di tutela. Ma l’aggiunta di Paesi immeritevoli impedirà al Consiglio di far luce sugli abusi e di parlare a favore delle vittime dei rispettivi regimi e dei loro alleati. Esattamente la medesima situazione che si era verificata rispetto al predecessore del Consiglio dei diritti umani: la Commissione per i diritti umani istituita dalle Nazioni Unite nel 1946, la cui credibilità era venuta meno proprio per la presenza al suo interno di paesi non democratici, al cui interno i diritti umani venivano palesemente violati. Insomma, la storia si ripete.







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