Secondo i dati emersi dall’ultimo Rapporto annuale sulla salute mentale, quasi una persona su sei in Italia convive con un disturbo mentale: si tratta di numeri allarmanti che continuano a crescere giorno dopo giorno, sintomo di un fenomeno che si è allargato a macchia d’olio negli ultimi anni, complice anche un contesto sempre più preoccupante, tra crisi sanitarie ed economiche, guerre e conflitti globali che inevitabilmente alterano l’equilibrio psicologico della popolazione.
Un dato su cui non si può sorvolare, una realtà da non sottovalutare, soprattutto in considerazione dell’aumento dei disturbi tra le fasce più fragili e vulnerabili della popolazione, come gli anziani e i giovani; la società, infatti, non sembra ancora pronta a interfacciarsi con le ripercussioni di una crisi psichica diffusa che riguarda sempre più persone, ma è proprio in questo momento di vulnerabilità collettiva che la nostra risposta dovrebbe essere più forte e decisa.
Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha ribadito quanto i disturbi mentali non siano solo un problema individuale, ma dell’intera comunità: un’affermazione che sa di un avvertimento per la società contemporanea, che spesso si ritrova a minimizzare il problema.
I disturbi mentali, in particolar modo quelli depressivi, sono tra le problematiche più logoranti e diffuse, non soltanto per la sofferenza psicologica che ne deriva, ma anche per le gravi conseguenze che provocano a livello sociale ed economico: secondo le recenti statistiche, gli anziani sono tra i gruppi più colpiti, con un allarmante aumento delle sindromi depressive legate alla solitudine, alla perdita di autonomia e all’invecchiamento, fenomeni che tendono ad aggravarsi nel contesto di una società che fatica sempre di più ad affrontare il tema della cura della terza età.
Ma non è solo la generazione degli anziani a soffrire maggiormente: i giovani, che almeno concettualmente dovrebbero essere il futuro del Paese, sono sempre più esposti a disturbi come l’autolesionismo, i disturbi alimentari e, in modo drammatico, al suicidio, con percentuali che non sembrano dare segno di decrescita. Ne scaturisce una realtà sconvolgente, che deve indurre a riflettere sulla qualità delle condizioni di vita delle nuove generazioni, strettamente collegate a un sistema scolastico e sociale che, in molti casi, non riesce a fornire un adeguato supporto psicologico.
Disturbi mentali e prevenzione: un impegno che deve essere sostenuto
Il Governo, preso atto della gravità della situazione, ha predisposto un Piano nazionale di prevenzione che si concentrerà soprattutto sulla diagnosi preventiva e sulla cura dei disturbi tra i più giovani, in quanto è stato riscontrato che il 75% dei disturbi mentali emerge entro i 25 anni, e che quasi la metà di questi fa il proprio esordio prima dei 16, ed è proprio su questo dato che si basa la nuova strategia di intervento, con un investimento massiccio di 10 milioni di euro per il 2025 da destinare al supporto psicologico nelle scuole, un passo che potrebbe essere più che determinante nel cercare di arginare il problema in una fase precoce.
La scuola, infatti, è un ambiente fondamentale in cui le giovani generazioni potrebbero trovare un aiuto fondamentale per affrontare le difficoltà psichiche, ma ciò necessita inevitabilmente di un cambiamento radicale in termini culturali: dall’educazione, passando per la sensibilizzazione su questi temi, spesso ancora considerati un tabù.
Uno degli aspetti più controversi è quello della depressione perinatale, un disturbo che colpisce una donna su cinque durante la gravidanza o nel periodo post partum e che troppo spesso viene ignorato o sottostimato: è di fondamentale importanza che il Piano nazionale salute mentale, la cui nuova versione sarà presto resa disponibile, includa sia linee guida aggiornate sia risposte specifiche per questo tipo di malessere, un disagio che deve essere affrontato con la massima urgenza e competenza, per garantire alle donne, ma anche alle famiglie, un adeguato aiuto psicologico durante uno dei momenti più delicati della vita.
È poi necessario che lo Stato faccia un altro passo avanti, destinando fondi specifici anche per la cura delle dipendenze patologiche e dei disturbi alimentari, fenomeni che continuano a colpire numeri abnormi di giovani; gli investimenti in queste aree si ritrovano nella Legge di bilancio, con un numero complessivo di 18,5 milioni di euro a partire dal 2026, ma ciò che serve davvero è una battaglia culturale contro lo stigma che ancora oggi continua a impedire a molte persone di accedere alle cure essenziali e necessarie.