‘Ndrangheta, il boss pluriomicida Domenico Paviglianiti scarcerato per la seconda volta nel giro di due mesi: secondo quanto riporta il Corriere della Sera, il Gip ha accolto un’istanza della difesa e ne ha disposto la liberazione. La procura di Bologna ha già fatto ricorso in Cassazione, ma il caso fa parecchio discutere: dopo una prima scarcerazione ad inizio agosto, il criminale è libero a causa di un errore nel calcolo della pena. Pezzo da novanta dei clan di Reggio Calabria, Paviglianiti è stato condannato in totale a 168 anni di reclusione ma ne ha scontati appena 23: catturato nel 1996 mentre era latitante in Spagna, Paviglianiti ha visto mutare la pena dall’ergastolo a 30 anni. Liberato e arrestato nel giro di 48 ore ad agosto su ordine della Procura di Bologna – per un diverso conteggio della pena – il boss ora è di nuovo libero…
ANTONIO PAVIGLIANITI, BOSS ‘NDRANGHETA DI NUOVO LIBERO
La trasformazione della pena dall’ergastolo a 30 anni è dovuta alla “promessa” dell’Italia alla Spagna di non condannarlo all’ergastolo nel momento dell’estradizione: il fine pena mai non era previsto a Madrid nel 1999 e, secondo i legali di Domenico Paviglianiti, la pena si era estinta due mesi fa tra permessi e benefici. Il nuovo arresto è stato disposto poiché non sarebbe stata conteggiata una condanna a 17 anni di reclusione del 2005, successiva dunque all’estradizione. Il giudice però è stato di parere diverso: la condanna comminata 14 anni fa era già nel computo della pena che stava scontando. Accusato di diversi omicidi, Paviglianiti era uno dei grandi protagonisti del business di traffico di droga e armi dalla Svizzera. Nel 1991, inoltre, fu coinvolto nell’omicidio di Roberto Cutolo, figlio del capo della Nuova camorra organizzata, Raffaele Cutolo.