Uno “scandalo” iniziato con le lasagne surgelate a marchio Findus e poi allargatosi alle polpette Ikea, ad alcuni ragù Star e a prodotti di varie marche, che sono risultati positivi agli esami del Dna per la presenza di carne equina non dichiarata in etichetta (una quantità pari a circa l’1%).
Ma che cosa ha generato lo scandalo? Ed esistono rischi per la salute? Bisogna tranquillizzare i consumatori, dato che le notizie relative alla sicurezza alimentare (o alla sua mancanza) non devono far pensare ad un’emergenza sanitaria, quanto alla scorrettezza degli ingredienti indicati sulle etichette, che hanno portato i NAS a ritirare i prodotti incriminati, mentre il Ministero della Sanità, in accordo con l’Unione Europea, sta effettuando controlli sulle carni ritirate per controllare se vi sia traccia di fenilbutazone, un antinfiammatorio veterinario destinato ai cavalli da corsa. In tal caso bisognerebbe capire quanto sia fondata la paura che tale farmaco possa avere effetti negativi sulla salute dell’uomo.
L’impiego di carne equina è spiegabile secondo The Guardian, che ha fornito la spiegazione più accreditata, come un modo per eliminare i cavalli da corsa ormai troppo anziani per le gare; il loro smaltimento in questo modo illegale, eviterebbe ai proprietari degli animali di dover sostenere gli elevati costi di mantenimento. Inoltre in alcuni paesi, come ad esempio la Romania, la carne equina viene venduta ad un prezzo molto più basso di quella bovina (50 centesimi contro i 3 euro al kilo).
Uno scandalo che ha smosso molte questioni anche etiche. Michela Vittoria Brambilla, ex ministro del turismo e fondatrice del movimento La Coscienza degli Animali, ha già pronta una proposta di legge da sottoporre al nuovo Parlamento, per chiedere la trasformazione di tutti gli equidi (quindi cavalli ma anche muli e asini) in animali da compagnia, e vietarne di conseguenza la macellazione.
Abbiamo chiesto al Silvio Borrello, direttore generale della Direzione Igiene e Sicurezza Alimentare del Ministero della Salute , qual’è la situazione attuale e quali i controlli effettuati sugli alimenti in generale, e in particolare in quelli destinati all’infanzia.
Dopo le notizie diffuse a febbraio secondo cui è stata trovata carne equina in alimenti di diverse marche, qual è la situazione attuale? Sono stati messi in atto dei controlli aggiuntivi?
Alla data odierna, attraverso il sistema di allerta comunitario chiamato RASFF, sono state attivate complessivamente 22 notifiche riguardanti la presenza di carne equina non dichiarata in etichetta in vari prodotti alimentari. Ulteriori 4 notifiche sono state attivate dal Regno Unito per presenza di residui del farmaco chiamato fenilbutazone, riscontrato insieme al DNA equino.
E’ importante precisare che l’Italia ha attivato i controlli per combattere la frode sulla carne equina sin dallo scorso 11 febbraio, appena apprese le prime notizie dalla stampa, e dunque ben prima dell’approvazione della Raccomandazione della Commissione europea n. 2013/99/UE. A partire da quella data, i Carabinieri del NAS hanno effettuato una serie di controlli sia negli stabilimenti di produzione e di distribuzione di diverse aziende. Oltre ai prelievi stabiliti dalla Raccomandazione europea il Ministero ha disposto ulteriori controlli da effettuare presso gli stabilimenti di produzione e commercializzazione di provenienza dei prodotti in questione.
Il Piano di monitoraggio predisposto dal Ministero comprende il prelievo di 200 campioni di alimenti commercializzati e/o etichettati come contenenti carne bovina ma che, per loro natura, si prestano più di altri ad essere oggetto di frode alimentare per aggiunta o sostituzione di carne equina non dichiarata.
Quali sono gli alimenti sottoposti a questi controlli?
Alcuni esempi di prodotti sono la carne macinata, gli hamburger, vari ragù, carne in scatola, tortellini e ravioli con carne, cannelloni e lasagne. Negli stabilimenti si procederà al prelievo del prodotto e della materia prima e alla verifica del sistema di tracciabilità previsto dall’azienda. Il Ministero ha chiesto alle Regioni e alle Province autonome di intensificare i controlli negli stabilimenti di produzione, trasformazione e deposito di prodotti a base di carne, mentre sono in corso controlli anche sugli equidi vivi oggetto di scambio intracomunitario e destinati al macello, ai fini della ricerca del fenilbutazone.
C’è una rete di controlli a livello europeo?
Certamente. In ogni macello vi è una sorveglianza permanente da parte di veterinari pubblici che eseguono i controlli su tutti gli animali, prima e dopo la loro morte. Anche gli allevamenti sono soggetti a controlli ufficiali per quanto riguarda l’uso dei farmaci, la salute e il benessere animale. Così come gli stabilimenti di trasformazione e di distribuzione che sono sottoposti a controlli secondo frequenze basate sul rischio.
Per notificare in tempo reale i rischi diretti o indiretti per la salute pubblica è stato istituito il sistema rapido di allerta comunitario, a cui partecipano la Commissione Europea, l’EFSA (l’Autorità per la sicurezza alimentare) e gli Stati membri dell’Unione. Attraverso questa rete gli Stati Membri notificano alimenti che a seguito dei controlli sono risultati non conformi alle norme comunitarie.
Il meccanismo delle comunicazioni rapide, sempre più numerose negli ultimi anni, è uno strumento essenziale per la tutela del consumatore.
In Italia a quale catena di controlli sono sottoposti gli alimenti?
Il controllo ufficiale degli alimenti ha la finalità di verificare e garantire la conformità e la salubrità dei prodotti e prevenire i rischi per la salute pubblica. Si applica perciò sia sui prodotti italiani, sia sui prodotti di altra provenienza destinati ad essere commercializzati sul territorio italiano.
Il controllo ufficiale è eseguito durante tutte le fasi della produzione, della trasformazione delle materie prime al commercio. Inoltre esiste un sistema di controlli alla frontiera sugli alimenti importati, di origine animale e non, compresi i materiali destinati a venire a contatto con gli alimenti, e costituisce una barriera efficace non solo a livello nazionale, ma anche per la comunicazione dei respingimenti delle merci provenienti da Paesi Terzi in ambito europeo.
Vi sono attività di controllo effettuate sul mercato ad un livello territoriale più circoscritto?
Sul mercato l’ attività di vigilanza è effettuata dalle Autorità sanitarie locali (i Servizi di Igiene degli Alimenti e Nutrizione, SIAN, ed i Servizi Veterinari, SV) che, in caso venga riscontrato un alimento non conforme attivano il sistema di allerta.
Inoltre, è importante sapere che sul portale del Ministero della salute vengono pubblicati appositi rapporti trimestrali e annuali, che evidenziano anche il lavoro che le autorità competenti garantiscono ai fini della prevenzione dei rischi alimentari, attraverso la tempestività delle azioni e degli interventi adottati. Sono, inoltre, riportate le incidenze di alcune contaminazioni e l’insorgenza di eventuali rischi emergenti (è disponibile la relazione annuale 2012 al link:http://www.salute.gov.it/sicurezzaAlimentare/paginaInternaMenuSicurezzaAlimentare.jsp?id=1148&lingua=italiano&menu=sistema)
Ci può definire quali sono considerati “ufficialmente” gli alimenti per bambini?
Sono considerati alimenti per la prima infanzia i prodotti appositamente formulati per l’alimentazione di lattanti e bambini fino a 3 anni di età. Nel settore degli alimenti per la prima infanzia ricadono i prodotti per lattanti, destinati a sostituire il latte materno quando non è dato allattare al seno, e gli alimenti destinati allo svezzamento e alla progressiva diversificazione dell’alimentazione (i cosiddetti “baby food”).
Gli alimenti per bambini sono ulteriormente garantiti o sono sottoposti allo stesso tipo di controlli di tutti gli altri alimenti?
Gli alimenti in questione, oltre a dover rispondere alle disposizioni generali della legislazione alimentare, sono disciplinati a livello italiano ed europeo da una apposita regolamentazione complementare, che tiene conto della particolare delicatezza dei consumatori cui sono destinati.
Si tratta in sintesi di specifiche disposizioni che riguardano alcuni aspetti ben precisi: la composizione degli alimenti, per garantirne l’adeguatezza nutrizionale; l’etichettatura, a tutela dell’allattamento al seno e del loro uso corretto e sicuro; disposizioni che riguardano la sicurezza alimentare per i residui di prodotti fitosanitari, fermo restando, infine, che vi sono specifici riferimenti normativi per tutti gli altri aspetti, come ad esempio i parametri microbiologici e i residui di contaminanti.
Va aggiunto infine che esistono procedure diversificate a livello europeo, anche per l’autorizzazione a riportare nell’etichettatura degli alimenti effetti sulla salute, quando gli effetti rivendicati riguardano la salute e lo sviluppo dei bambini (regolamento CE 1924/2006).
In quali problemi legali possono incorrere le aziende che non dichiarano in modo chiaro gli ingredienti usati nei loro prodotti?
In casi simili, e con una valutazione che avverrà caso per caso, l’autorità competente potrà individuare condotte illecite sia di natura amministrativa che penale.
Si può trattare di pene pecuniarie, come previsto dall’art. 18, che riguardano l’etichettatura, la presentazione e la pubblicità dei prodotti alimentari, ma anche di ipotesi di reato come la frode (art. 13, della legge 30 aprile 1962), che vieta di vendere o pubblicizzare sostanze alimentari adottando denominazioni o nomi impropri, o utilizzando immagini fuorvianti che possano indurre in errore il consumatore circa la natura o le proprietà del prodotto. In questi casi i contravventori sono puniti con multe che vanno dai 300 sino ai 7000 euro circa.
Si rammenta, infine, che, ai sensi dell’art. 18, paragrafo 4, del Regolamento (CE) 178 del 2002, gli alimenti o i mangimi che sono immessi sul mercato europeo devono essere adeguatamente etichettati o identificati per agevolarne la rintracciabilità.
(Nicoletta Fusè)