Esiste una connessione tra fumo e sintomi depressivi nelle adolescenti, e l’insorgere dell’osteoporosi in età avanzata.
Uno studio che mette in relazione due fasi molto lontane della vita ma che porta alla luce nuovi rapporti di causa ed effetto nel nostro organismo, mettendo l’accento sull’importanza della prevenzione.
Il Journal of Adolescent Health edito da Elsevier, rivista ufficiale della Society for Adolescent Health and Medicine (SAHM) ha pubblicato i risultati di uno studio svolto su un campione di 262 ragazze sane tra gli 11 e i 19 anni. I ricercatori hanno suddiviso le ragazze in 4 gruppi (11, 13, 15 e 17 anni), in cui la quantità delle fumatrici era in numero proporzionale alle statistiche nazionali, e studiato per un anno il loro stato di salute rilevando così che mano a mano che aumentava il numero di sigarette consumato, gradualmente diminuiva la densità ossea. Per quanto riguarda la depressione la diminuzione ossea era costante e regolare per tutte coloro che presentavano sintomi accentuati.
Questi dati sono rilevanti se si considera che è proprio nell’adolescenza che si realizza il 50% dell’ accumulo osseo nel corso della vita, inoltre la depressione e l’uso di sostanze, specialmente nelle ragazze, cominciano in età adolescenziale diventando cronici dopo l’adolescenza.
Le analisi poi hanno già dimostrato come il fumo e la depressione peggiorino lo stato delle ossa anche durante l’età adulta, aumentando del 31% la possibilità di fratture.
La coordinatrice di questa ricerca, la dott.ssa Lorah D. Horn spiega “L’adolescenza è un periodo cruciale dello sviluppo che mette le basi per la salute delle donne durante tutta la loro vita. Quanto più osso è accumulato nei due anni a ridosso del menarca, tanto viene perso nelle ultime 4 decadi della vita”. Inoltre sarebbe importante replicare questa ricerca dato che è la prima effettuata e sarebbe prematuro invocare in questo momento screening e controlli per ragazze fumatrici o con sintomi depressivi.
Inoltre in un commento alla ricerca pubblicato sulla stessa rivista, due ricercatori dell’Istituto Nazionale di Malattie digestive e del fegato, Giovanni Cizza e Kristina I. Rother, confermano l’importanza della ricerca e la necessità di prendere in considerazione altri fattori quali l’indice di massa corporea, lo status sociale, l’alimentazione e i disturbi del sonno, oltre alla difficoltà di identificare in modo soddisfacente i sintomi della depressione in un’età come quella adolescenziale che è accompagnata da grandi cambiamenti emotivi e psicologici.