A 30 anni dalla sua morte, è stata riesumata ieri la salma del poeta cileno Pablo Neruda. Il suo corpo riposava insieme a quello della terza moglie, Matilde Urrutia, nella casa-museo di Isla-Negra, affacciata su una scura scogliera di fronte all’Oceano Pacifico.
A sollevare dubbi sulla vera causa della morte l’autista di Neruda, Manuel Araya, che oggi ha 66 anni ed è stata una delle ultime persone a vedere il poeta vivo. Secondo la versione ufficiale Neruda morì per le conseguenze di un cancro alla prostata ma il dubbio è che al posto di una medicina gli sia stato iniettato il veleno che l’ha ucciso.
Determinante nella decisione di effettuare la riesumazione è stato anche Eduardo Contreras, avvocato del partito comunista, cui Neruda apparteneva, che l’anno scorso ha presentato una denuncia per omicidio. Secondo Contreras e ad Araya la morte di neruda fu il risultato di uno dei tanti crimini compiuti dagli uomini di Pinochet.
Pochi giorni dopo il golpe un commando aveva occupato la casa di Neruda dove lui era rimasto colo con la moglie e l’autista. Il governo messicano si fece avanti per farlo uscire dal Cile e nel frattempo il poeta venne ricoverato in un ospedale di Santiago dove ricevette la visita dell’ambasciatore del Messico: Araya racconta che a quel punto Neruda era ancora in buone condizioni.
Il giorno della morte chiese alla moglie e ad Araya di recarsi alla Isla negra per recuperare alcuni suoi oggetti prima della partenza, ma li richiamò spaventato poco dopo dicendo di aver ricevuto un’iniezione mentre dormiva . I due arrivando lo trovarono gonfio e con la febbre. Araya venne mandato dal medico a prendere una medicina per Neruda, ma venne arrestato dai militari e poche ore dopo il poeta morì.