Che le donne siano penalizzate nel mondo del lavoro è una dato assodato che è stato letto e riletto in diverse occasioni. Le ultime statistiche rilevano che esistono differenze notevoli all’interno della grande categoria delle donne laureate, in base al fatto che abbiano deciso o meno di mettere su famiglia.
”E’ il segnale del persistere di un ritardo culturale e civile del Paese – commenta Andrea Cammelli, direttore di AlmaLaurea, che ha studiato la situazione dei laureati italiani – E’ una situazione che contribuisce anche a svalutare gli investimenti nell’istruzione universitaria femminile”.
Anche tra i laureati specialistici biennali si possono rilevare le prime differenze a 12 mesi dal conseguimento della laurea in termini occupazionali: lavora il 55.5% delle donne e il 63% degli uomini, che guadagnano il 32% in più delle colleghe femmine.
Stessa situazione a distanza di 5 anni dalla laurea: lavorano 83 donne su cento e 89 uomini e il lavoro stabile è appannaggio degli uomini (86% contro il 66%). E il confronto tra laureate mette in evidenza che a distanza di 5 anni dalla fine degli studi lavora l’81% delle donne senza prole e solo il 69% di quelle con figli mentre la differenza tra le retribuzioni è del 14% a favore delle laureate sena figlie, il che si traduce in uno stipendio da 1247 euro contro 1090 euro.