Un sostituto procuratore inglese è stato sospeso per aver chiamato un’adolescente vittima di abusi “predatoria”, intesa come sessualmente aggressiva, e non gli sarà permesso occuparsi di altri casi riguardanti reati sessuali.
La Crown Prosecution Service (CPS) si sta occupando del caso affrontato nel tribunale di Londra e ha definito il commento fatto nei confronti di una bambina di 13 anni come “inappropriato”. La CPS dopo aver ricevuto molti lamenti formali, ha fatto sapere che il pubblico ministero in questione, Robert Colover, non si occuperà più di casi riguardanti abusi sessuali.
Il suo cliente, Neil Wilson, 41 anni, ha ricevuto una condanna con sospensione della pena di 8 mesi presso il tribunale di Snaresbrook Crown a Londra, dopo aver ammesso di essere stato coinvolto in attività sessuali con una minorenne.
Colover avrebbe dichiarato davanti alla corte: “la ragazza è sessualmente aggressiva ed esperta”, e, dando la sentenza il giudice Nieger Peters ha detto di aver tenuto conto del fatto che la ragazza sembrasse più grande della sua età: “la ragazza era aggressiva, ma non ci sono scuse quando si tratta di abusi contro i bambini. Tuttavia sono pronto a chiedere una sospensione”.
L’accusato ha ammesso di possedere materiale pornografico, sottolineando però che le fantasie e gli abusi sono due cose ben diverse. Il giudice Peters alla sua difesa ha risposto che il solo fatto di aver fatto entrare la ragazzina in casa sua, in altre circostanze avrebbe potuto rappresentare un motivo per mandarlo in prigione. Ora il procuratore generale sta esaminando il caso per capire se la sentenza non sia stata eccessivamente indulgente.
Nella speranza che la sentenza venga riesaminata è stata aperta una petizione da parte della fondatrice della Everyday Victim Blaming, che sta raccogliendo 15 mila firme e ha spiegato. “io stessa come vittima di abusi, ho visto in prima persona come il fatto di colpevolizzare la vittima spesso fermi le donne dallo sporgere denuncia, e protegga in questo modo il vero colpevole”.
Il primo ministro inglese David Cameron ha dato ragione al CPS definendo inappropriato il linguaggio usato in tribunale: “abbiamo bisogno di un sistema che protegga le vittime, che dovrebbero sempre essere la nostra prima preoccupazione”.
Alan Wardle, responsabile della NSPCC che si occupa di tutelare i minori da ogni forma di abuso, ha commentato: “in questo caso era chiaro come il “predatore” in questione fosse l’uomo e non la tredicenne, ed è altrettanto chiaro che una ragazzina di 13 anni non si può mai considerare complice del proprio abuso.
E’ importante che giudici e avvocati siano preparati a capire quale sia la natura degli abusi sessuali sui minori, e come questi debbano essere trattati in casi così delicati”.
Il procuratore generale ha fatto sapere che entro 28 giorni verrà comunicato se il caso passerà alla Corte d’Appello.