Anche le madri potranno dare il proprio cognome ai figli, come accade ad esempio negli Stati Uniti. Lo prevede il disegno di legge presentato al Senato il 28 gennaio 2019 da Alessandra Maiorino del Movimento 5 Stelle. La proposta, “Disposizioni in materia di attribuzione del cognome ai figli”, è stata firmata anche dal collega Emanuele Dessì. L’obiettivo è «garantire pari dignità alle donne nell’ambito del rapporto coniugale e familiare» e «allineare il nostro ordinamento a quello di altri Paesi europei», in base a quanto si legge nella relazione illustrativa del ddl. Secondo i firmatari della proposta, l’assegnazione al figlio del cognome paterno è «un retaggio culturale ormai non più in linea con le mutevoli trasformazioni subite negli anni dall’attuale tessuto sociale». Intervenuta all’AdnKronos, Maiorino ha spiegato che vuole cancellare questo automatismo normativo: «Il disegno di legge prevede infatti che sia la coppia a scegliere, di comune accordo, quale dei due cognomi tramandare».
COGNOME DELLA MADRE AI FIGLI: IL DISEGNO DI LEGGE M5S
Alessandra Maiorino non è la prima senatrice a lanciare questa proposta di legge, infatti ha spiegato che è stata reiterata in diverse forme dal 1979, ma non ha mai trovato approdi concreti finora. «Ho quindi deciso di raccogliere questa esigenza, che a qualcuno può sembrare velleitaria ma che in realtà ripara un’ingiustizia». Su questo tema è intervenuta anche la Consulta nel 2016, dichiarando incostituzionale la norma che stabilisce l’automatica attribuzione del cognome paterno al figlio legittimo. Nel disegno di legge si spiega che questo «viola l’articolo 2 della Costituzione in quanto comprime il diritto del singolo individuo all’identità personale». Ma si pone anche contro gli articoli 3 e 29 della Costituzione, perché «si lede il diritto di uguaglianza e pari dignità dei genitori nei confronti dei figli e tra i coniugi medesimi». Viene tirata in ballo anche la Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna, che l’Italia ha ratificato con legge nel 1985. Così il nostro Paese si è impegnato «a prendere tutte le misure adeguate per eliminare la discriminazione nei confronti della donna in tutte le questioni derivanti dal matrimonio e nei rapporti familiari e, in particolare, ad assicurare, in condizioni di parità di genere, gli stessi diritti personali al marito e alla moglie».
“DECIDE LA COPPIA O IL FIGLIO QUANDO COMPIE 18 ANNI”
Sono otto gli articoli del disegno di legge targato M5s che mirano a risolvere questo vulnus normativo. L’Ufficiale dello Stato civile dovrà accogliere la richiesta dei genitori che intendano attribuire il doppio cognome al momento della nascita o dell’adozione. In caso di mancato accordo, saranno attributi al figlio i cognomi di entrambi i genitori in ordine alfabetico. E al compimento del 18esimo anno di età, il figlio potrà eventualmente scegliere quale tenere. Quando le viene chiesto se ritiene che questa sia una proposta femminista, la senatrice M5s replica all’AdnKronos: «Ho imparato a non amare questa definizione: ha il sapore di qualcosa di fazioso, di battaglie portate avanti con una certa veemenza, che non mi appartengono. No, a me sembra semplicemente una cosa di buonsenso». La senatrice ha ammesso che non ha ancora avuto modo di confrontarsi con la Lega, ma è convinta che riceverà l’appoggio degli alleati di governo visto che «anche loro portano avanti battaglie a sostegno delle donne e della maternità».