La donna nel mondo del lavoro è sempre stata considerata un peso. Non solo perché la mentalità maschilista dominante la considera di “serie B”, cioè non sarebbe all’altezza dei suoi colleghi uomini, meno capace, meno abile, degna al massimo di fare la segretaria. E che i tempi siano cambiati, visto che ci sono anche tante donne manager oggigiorno, non significa che la situazione sia migliorata. Secondo tanti studi e analisi, mediamente le donne guadagnano meno degli uomini. Ma c’è un altro problema, il più insopportabile per i datori di lavoro: la donna fa figli. Quindi, una volta assunta, va considerato che quando in gravidanza sparirà per più di un anno, bisognerà pagarla lo stesso (anche se in percentuali sensibilmente minori dello stipendio regolare) e insomma è un costo e una perdita sensibile per l’azienda, in quanto va sostituita. Sarebbe interessante studiare quante donne hanno abortito per non perdere il lavoro. Già, perché si arriva anche a licenziarle una volta che vanno in maternità. Una storia del tutto diversa, forse la prima in questo senso, arriva da Mogliano Veneto in provincia di Treviso, pubblicata dal giornale locale Il Gazzettino. Una dipendente dell’azienda AgriCenter di 28 anni ha detto al titolare dell’azienda che era incinta. Assunta part-time, ha rivelato il fatto a due mesi dalla scadenza del suo contratto in attesa di essere rinnovato.
UNA SCELTA CONTRO CORRENTE
La risposta di Riccardo Pistollato, titolare dell’azienda? L’ha assunta a tempo indeterminato. Un fatto clamoroso nell’ambiente del lavoro, premiata e non punita per essere in dolce attesa. “Mi ha dato fiducia mettendosi in una situazione potenzialmente vulnerabile ma se si dà onestà, cioè avrebbe potuto stare zitta fino al rinnovo di contratto e poi mettersi in maternità, si incassa onestà. Spesso gli imprenditori vengono dipinti come approfittatori che pensano solo a fare soldi sulle spalle dei dipendenti. Non è così. Solo creando una squadra e responsabilizzando i propri collaboratori è possibile lavorare uniti per un obiettivo comune” ha detto l’uomo. Già, creare una squadra, ma quanti imprenditori preferiscono smontare e rifare continuamente le proprie squadre di lavoro, per risparmiare? Non rendendosi conto che alla lunga l’azienda ci rimette con questo metodo. Invece questo imprenditore quando la dipendente è tornata al lavoro l’ha anche promossa: “Spero di essere un buon esempio, su queste questioni si sentono spesso brutte notizie. Ma non funziona dappertutto allo stesso modo. Se non si vede il dipendente come un semplice lavoratore fine a sé stesso, è possibile ricevere qualcosa in cambio che consente di creare una vera squadra. Vale nelle piccole e medie imprese, ma, pur a settori, dovrebbe essere lo stesso anche in quelle grandi” ha detto ancora l’imprenditore. E se tutti facessero così, probabilmente si risolverebbe anche il caso della riduzione drammatica delle nascite in Italia.