Il doomscrolling – l’abitudine compulsiva di scorrere notizie e contenuti negativi online – sta emergendo come una delle principali cause dell’impennata dei disturbi d’ansia tra i giovani e secondo un sondaggio del 2024, il 53% della Generazione Z (nati tra il 1997 e il 2012) e il 46% dei Millennials (1981-1996) ammettono di cadere in questa trappola digitale, spesso per ore al giorno: i dati del Dipartimento della Salute USA rivelano che l’ansia tra i 18-29enni è triplicata dal 2019 al 2023, passando dall’8% al 22%, con esperti che puntano il dito contro i social media, definiti “ciucci digitali” dal dottor Balachundhar Subramaniam di Harvard.
Il Covid ha accelerato il fenomeno trasformando gli smartphone in rifugi temporanei da noia e solitudine ma innescando un circolo vizioso in quanto più si scrolla, più il cervello cerca il rilascio di dopamina legato a nuove informazioni anche se angoscianti; Judson Brewer della Brown University ribadisce che si tratta di un sollievo temporaneo che – invece di calmare – accresce ancora più ansia, perché l’incertezza su clima, lavoro e futuro spinge i giovani a cercare rassicurazioni illusorie nello schermo, aggravando stress e insonnia.
L’esposizione costante alla luce blu, poi, altera i ritmi circadiani, riducendo la melatonina e aggravando i sintomi e Andrea Guastello – docente all’Università della Florida – paragona gli algoritmi dei social al cibo spazzatura: secondo lui, analizzano i comportamenti per tenerci agganciati, anche se l’effetto è nocivo e il risultato è quello di una generazione iperconnessa ma isolata che fatica a distinguere tra informazione e overload finendo così per sentirsi paralizzata di fronte a problemi globali.
Come spezzare il ciclo del doomscrolling: attività reali al posto di like e notifiche
Per contrastare il doomscrolling, gli esperti suggeriscono strategie pratiche: limitare l’uso dei social a due sessioni giornaliere di 15 minuti, disattivare notifiche, impostare la scala di grigi sullo smartphone, Brewer consiglia di sostituire lo scroll con attività consapevoli come passeggiate o meditazione, spiegando che è utile notare l’impulso, osservare la tensione che cresce e scegliere consapevolmente un’alternativa.
Subramaniam promuove app come Miracle of Mind per monitorare il tempo online e favorire il benessere mentale, mentre Crystal Park dell’Università del Connecticut invita a trovare connessioni e significato al di fuori del digitale, ad esempio attraverso sport, hobby o contatto con la natura.
Ma i giovani – immersi in un mondo di incertezze – cercano risposte nello schermo ma trovano solo il riflesso delle proprie paure; Park mette in evidenza come i social offrano un falso senso di controllo in un futuro percepito come imprevedibile, la vera sfida è quindi trasformare il rapporto con la tecnologia non demonizzandola ma usandola con intenzionalità, cercando quindi un equilibrio tra mondo virtuale ed esperienze reali che possano nutrire autostima e dare senso all’esistenza.