I risultati delle elezioni europee sembrano capovolgere i rapporti di forza all’interno della maggioranza. Per il momento né Matteo Salvini, né Luigi Di Maio sembrano intenzionati a “staccare la spina” all’esecutivo. L’esperienza di Governo andrà quindi avanti nonostante il verdetto delle urne? «Tutto questo non dipende da rapporti di forza interni, da strategie endogene, ma essenzialmente da ciò che accade fuori dall’Italia», ci dice Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie.
Cosa intende dire Professore?
Ci troviamo in un momento di “nebulosa transizione“. Ci stiamo lasciando alle spalle un’Unione europea a guida franco-tedesca, con un predominio della Germania della Merkel, che ha guardato sempre alla creazione di un surplus commerciale per acquistare potenziare finanziaria internazionale, e in cui si sono adottate regole sul bilancio e il debito pubblico anche discutibili.
Perché discutibili?
Perché stabilire parametri annuali di decrescita del debito fino al 60% del Pil è una cosa priva di senso o quanto meno si dovrebbe tenere conto di tanti fattori. Se si ha tanto risparmio e c’è una moneta stabile, per esempio, un debito al 100% del Pil non fa paura. Il punto fondamentale comunque è che adesso nel Parlamento europeo sono emersi due partiti importanti che sostituiscono in qualche modo i socialdemocratici che sono in crisi dappertutto.
Si riferisce ai Verdi e ai Liberali di Alde?
Nei paesi dove si è raggiunto un certo stato di benessere, dove l’obiettivo non è mangiare di più, ma vivere in modo più umano, è chiaro che l’ambiente è diventato importante. Per questo i Verdi, soprattutto in Germania, hanno ottenuto un buon risultato. La vera sorpresa però è quella dei Liberali, che sono arrivati al 14%. Non mi è del tutto chiaro cosa sostengano. Sappiamo che Margrethe Vestager è la persona che hanno scelto come leader. E ho l’impressione che andremo incontro a un liberalismo delle regole, con un rischio di dirigismo, di applicazione rigida del Fiscal compact, visto che la Vestager non si è mostrata molto flessibile come commissaria per la Concorrenza.
Tutto questo come influisce sulle sorti del Governo italiano?
Io ho l’impressione che la Commissione europea andrebbe più verso l’economia di mercato, ma con un sistema abbastanza rigido che non consentirebbe certo ai nostri sovranisti di fare qualche cosa che infranga le regole europee, sebbene esse siano come detto discutibili. Il risultato è che Salvini sarà ingabbiato e questo Governo, già quest’anno e non solo il prossimo, potrebbe dover fare i conti con una procedura di infrazione.
Il Governo quindi è destinato a non durare?
Aggiungere a due politiche di spesa corrente una politica di riduzione delle imposte e un’altra di sviluppo degli investimenti è impossibile. Anche ammesso di riuscire ad avere un certo margine di flessibilità – che sicuramente ci spetta, in base alle regole europee, visto che se c’è una capacità produttiva inutilizzata e si fanno investimenti e si abbassano le tasse sul lavoro si aumenta la produttività e si valorizza conseguentemente la capacità produttiva inutilizzata -, servirebbe però tagliare delle spese. E la prima cosa da tagliare sarebbe il reddito di cittadinanza.
Cosa che il Movimento 5 Stelle non accetterebbe mai…
Esatto. Quindi o Salvini fa crollare questo Governo oppure si prende la procedura di infrazione. Non basta che Di Maio dica sì alla Tav o alla flat tax: dovrebbe rinunciare alla sua spesa.
E una volta caduto il Governo cosa accadrebbe?
Prima si va alle elezioni, prima si risolve questa situazione. Se Salvini non vuole vivacchiare e vuole realizzare una parte del suo programma e non una manovra lacrime e sangue con un’Europa che non gli perdonerebbe nulla, con una Commissione che applicherebbe rigidamente le regole, non ha altra scelta: deve andare alle elezioni al più presto, non può aspettare nemmeno ottobre.
Perché ci sarebbe da fare la Legge di bilancio?
Essendosi abbassato il Pil, sono calate anche le entrate, cosa che fa alzare i parametri di bilancio. Per quanto possa barcamenarsi, Tria non può tenere insieme Tav e investimenti, Quota 100, reddito di cittadinanza, flat tax, disinnesco delle clausole di salvaguardia. Al massimo, cambiando Quota 100, togliendo il reddito di cittadinanza, ma occupandosi comunque dei poveri, lavorando sulle rendite fiscali e sugli esoneri Iva, si potrebbe fare una flat tax non certo al 15%, ma diciamo tra il 20% e il 30% con un’area di progressività.
Caduto il Governo ci sarebbe la strada delle elezioni, ma anche quella di un esecutivo tecnico…
Non potrebbe che essere un finto governo tecnico di centrodestra, che però segua la strada che ho appena detto.
Non ha l’impressione che, considerando anche che si è parlato di una multa per l’Italia proprio dopo il risultato delle europee, l’Ue sia contro Salvini e quindi contro qualsiasi esecutivo che dovesse sostenere?
L’Europa non vuole Salvini se non entra in una coalizione che lo “addomestica”. L’errore che potrebbe farebbe il leader della Lega sarebbe quello di preferire, a causa delle affinità culturali, peraltro pericolose, una virata verso destra: non può presentarsi con Fratelli d’Italia.
Gli serve Forza Italia…
Anche se è malconcia, gli serve. Ma anche lui deve capire che non può essere “oltranzista”.
(Lorenzo Torrisi)