DOPO L’ULTIMO DPCM/ Un nuovo tonfo per il Pil che ci lascia in mano alla Bce
Il Governo dovrà rivedere le stime di crescita del Pil. Solo grazie alla Bce si eviterà il peggio, ma la sua azione non durerà a lungo

Il Governo dovrà rivedere i conti alla luce dell’impatto economico della seconda ondata di contagi. Probabilmente da una stima corrente di una caduta del Pil 2020 tra l’8 e il 9% dovrà passare a una tra il 10 e il 13%. Al riguardo del progetto di bilancio 2021 dovrà tenere in conto un primo trimestre stagnante o recessivo se i blocchi saranno esagerati e caotici come ora. Nel secondo è atteso un vaccino. Ma il rimbalzo dei settori più colpiti non sarà immediato, mentre altri saranno più veloci. Quindi ci sarà la necessità di sostenere i primi con finanziamenti “ponte” più a lungo di quanto finora previsto.
Tale scenario implica un ritorno ai livelli di crescita del 2019 nel 2023 – un anno di ritardo sulle previsioni precedenti – con una ripresa forte dal secondo semestre 2021 e per tutto il 2022 e conseguentemente un maggiore ricorso al debito. Chi scrive è più ottimista, ma valuta che comunque dovrà crescere l’indebitamento d’emergenza.
L’agenzia di valutazione (rating) Standard & Poor’s ha sorpreso positivamente analisti e mercati modificando le previsioni sull’affidabilità del debito italiano da negative a positive, prevedendo che il suo costo complessivo scenderà verso il 3% del Pil, attorno ai 50 miliardi anno, considerato sostenibile. Tale valutazione è coerente con l’elevata domanda delle emissioni di debito nazionale con rendimenti bassi. Non è però merito dell’Italia, pur la sua economia con un rimbalzo forte nel terzo trimestre, ma dell’ombrello aperto dall’Ue e, soprattutto, dalla Bce a protezione della finanza pubblica italiana e di altri sia colpiti, sia in condizioni precedenti di squilibrio finanziario. Pertanto l’attenzione va rivolta alla volontà/capacità della Bce di mantenere il programma di acquisto dei debiti nazionali che fornisce loro una supergaranzia tale da mantenerne bassi i costi per i bilanci nazionali.
La capacità ha limiti molto ampi, ma senza il consenso dei Governi dominanti nell’Ue questi si restringerebbero. Tale consenso, al momento, è per la continuazione delle misure straordinarie fino a metà 2022 e non oltre. Questo è il tempo massimo per tirare fuori dai guai l’Italia.
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