Sono sempre di meno gli italiani che desiderano avere dei figli, e a lanciare l’allarme è la SIRU, la Società Italiana di Riproduzione Umana. Oltre ai soliti problemi legati alle incertezze economiche e al lavoro, a complicare ulteriormente le cose ci ha pensato la pandemia. “L’importante e costante calo del desiderio di genitorialità – le parole di Antonino Guglielmino, presidente della SIRU – che abbiamo registrato in questi ultimi anni è ulteriormente aumentato in questi ultimi mesi. Il perdurare della pandemia, e le conseguenti incertezze sul futuro emerse, hanno scoraggiato molti progetti genitoriali”. Inizialmente, subito dopo lo scoppio del covid, le coppie sembravano maggiormente interessate a mettere al mondo un figlio, ma il fenomeno è calato in seguito drasticamente, e si è evidenziato in particolare nel settore della procreazione medicalmente assistita.
“Se teniamo conto del consumo dei farmaci per la stimolazione ovarica, solitamente utilizzati per le procedure di procreazione medicalmente assistita (pma), il cambio repentino di rotta – spiega ancora Guglielmino – è molto evidente: se la scorsa estate abbiamo registrato un aumento di circa il 20 per cento delle richieste di pma, ora abbiamo, in alcune regioni, un calo del 30 per cento dell’uso di farmaci necessari per la pma. Le coppie che cercavano intenzionalmente una gravidanza, ora sembrano aver cambiato idea, preoccupati dalle incertezze e probabilmente da quello che gli aspetta nel futuro”.
DRASTICO CALO DEL DESIDERIO DI AVERE FIGLI: “NON SOTTOVALUTIAMO IL PROBLEMA”
La SIRU propone quindi alcune soluzioni per cercare di ovviare il problema, a cominciare dal favorire i percorsi produttivi; secondo la stessa società servono sostanzialmente tre cose: “Sostegno alle coppie attraverso l’attuazione dei livelli essenziali di assistenza (LEA) in materia di procreazione medicalmente assistita per consentire un agevole e uniforme accesso alle cure in maniera a tutte le coppie in tutta l’Italia; divulgazione e applicazione delle nuove linee guida redatte dalla SIRU per garantire sicurezza e qualità dei trattamenti di riproduzione assistita in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale e il superamento della legge 40 che ha rivelato in questi anni di essere incompleta e superata dalle evidenze scientifiche”.
“Inoltre – aggiunge il numero uno della SIRU – sarebbe necessaria una campagna di sensibilizzazione sulla salute riproduttiva e di sensibilizzazione verso la popolazione sui temi della prevenzione dell’infertilità e della donazione dei gameti; e infine sostenere e implementare la ricerca scientifica sulla riproduzione umana”. Guglielmino invita il governo a non trascurare questo problema: “Non possiamo guardare con ottimismo al futuro senza pensare prioritariamente a contrastare questa grave emergenza denatalità”.