Cos'è economia circolare e perché può essere soluzione dell'Antropocene: per gli esperti può aiutare contro la massa antropogenica, ma serve una strategia
ECONOMIA CIRCOLARE E ANTROPOCENE ALLA MATURITÀ 2025
L’impatto dell’uomo sulla Terra è diventato così profondo da lasciare tracce permanenti nella geologia terrestre, tanto che l’epoca attuale viene definita Antropocene. Su questo aspetto riflette il testo di Telmo Pievani, che ha ispirato una delle tracce della prima prova della Maturità 2025. Oltre ad analizzare il fenomeno, l’autore suggerisce alcune soluzioni, come, appunto, l’economia circolare.
Innanzitutto, Antropocene è il termine, non ancora riconosciuto ufficialmente, utilizzato per indicare la nostra epoca geologica. Il termine, comunque, suggerisce che l’umanità rappresenta il principale agente di trasformazione del pianeta. Infatti, i futuri studiosi vedranno chiaramente le tracce della nostra presenza e gli effetti dell’attività umana.

IL “PESO” DEGLI ESSERI UMANI
Il testo invita a immaginare tutto ciò che l’umanità ha prodotto — tra edifici, strade, veicoli, oggetti e strumenti — e che viene definito con l’espressione massa antropogenica. Questa ha un peso reale: nel 2020 era arrivata a 1,1 teratonnellate (millecento miliardi di tonnellate). Un numero immenso, che rende bene l’idea del “peso fisico” dell’impronta dell’uomo sulla Terra.
UN NUOVO MODELLO ECONOMICO
Il modello attuale è insostenibile, dunque la soluzione proposta è l’economia circolare, che riduce gli sprechi, riutilizza risorse e materiali, ricicla quanto più possibile e, quindi, allunga la vita utile di beni e prodotti. L’idea è di chiudere il ciclo delle risorse, mantenendole in uso più a lungo e riducendo la necessità di estrarre nuove materie prime.
Riducendo la produzione di nuovi materiali, si rallenta l’accumulo di massa antropogenica, si limita l’uso di risorse naturali e, quindi, la distruzione degli ecosistemi, oltre a tagliare le emissioni legate all’estrazione, produzione e smaltimento.
Ma questa è solo una parte della soluzione, perché sono indispensabili anche altri cambiamenti, a partire da uno culturale nei consumi, passando per un ripensamento profondo del sistema produttivo e per politiche globali che sostengano la transizione ecologica.