CRISI/ In Russia lo spettro della recessione minaccia il ritorno del clima del regime
Produce i primi effetti in campo sociale la crisi finanziaria che ha messo in ginocchio le grandi imprese russe e praticamente congelato l’edilizia

Produce i primi effetti in campo sociale la crisi finanziaria che ha messo in ginocchio le grandi imprese russe e praticamente congelato l’edilizia: fabbriche che lavorano a singhiozzo, con tre giorni di attività e quattro di fermo, le prime ondate di licenziamenti a tutti i livelli e anche la rivolta dei “nuovi schiavi”, i lavoratori immigrati, soprattutto tagiki, impiegati nei cantieri, lasciati da tempo senza stipendio e impossibilitati ad andarsene per il costo del viaggio. Da cinque giorni, a Iekaterinburg, negli Urali, 200 di questi immigrati stanno protestando platealmente sulle impalcature del palazzo che avrebbero dovuto costruire, e che è stato abbandonato per mancanza di fondi. Nonostante le rigide temperature, tenute a bada con improvvisati falò, intendono smobilitare solo quando avranno ricevuto i circa 315.000 euro loro dovuti in salari arretrati. L’edilizia è fra i settori più colpiti: anche i lavori per la nuova “city” di Mosca, fiore all’occhiello di un paese che si vedeva avviato verso la prosperità e voleva trasformarsi in un centro finanziario internazionale, sono fermi, e sembra improbabile che vengano rispettati i tempi del faraonico progetto. Continua a soffrire il celebre teatro Bolshoi, da anni in restauro, del quale era stata promessa la riapertura entro il 2009: secondo il quotidiano Izvestia la mancanza di fondi ritarderà quel momento di almeno un anno. Il dipartimento per il lavoro ha annunciato nei giorni scorsi una prima ondata di licenziamenti che riguarderà 200.000 lavoratori: cifre solo ufficiali, perché stando alle organizzazioni di categoria, il numero reale è dieci volte tanto. Stanno per fare la valigia anche i manager del settore finora privilegiato, quello petrolifero: Tnk-Bp, la joint venture russo-britannica fra le maggiori compagnie private, si prepara a silurare 390 alti funzionari. Le banche riducono al minimo le operazioni a rischio e alcune hanno adottato la prassi di non permettere ai clienti, a meno di prenotazioni particolari, di ritirare dai loro conti somme superiori ai 5.000 rubli in media (circa 150 euro). Gli istituti di credito sono in ristrutturazione, e mandano a casa fra il 20 e il 40% dei funzionari, scrive il quotidiano economico Vedomosti. Lo stato studia finanziamenti a tutto campo, anche aiuti concreti a chi non riesce più a sostenere i mutui per la casa, ma ha dovuto abbandonare in parte il rublo alla sua sorte, permettendo una svalutazione cauta ma costante, e ha alzato al 13% il tasso di sconto, per bloccare fughe di capitali che continuano comunque. I russi al momento non lesinano sul cibo o il vestiario, anche se spendono più cautamente. Diversa è la situazione nel ramo dei servizi: molti fitness club e saloni di bellezza, spuntati come funghi ai tempi delle vacche grasse, stanno chiudendo, e provocano ulteriore disoccupazione. Lo sport sta soffrendo molto: gli abbonamenti, troppo cari, non vengono rinnovati, alcuni sponsor eccellenti abbandonano le squadre che sostenevano. Anche il turismo è in calo, a giudicare dalla facilità con cui si reperiscono biglietti aerei in un periodo di solito proibitivo come le vacanze di fine anno. Il dipartimento del lavoro di Mosca organizza corsi gratuiti per chi è costretto a cambiare lavoro. E si torna a parlare di un tema finora considerato tabù, per i tristi ricordi del passato che porta con sé: quello delle tessere annonarie per il cibo, da distribuire alle famiglie più disagiate. Quanto ai media, sono pieni di rubriche di consigli per affrontare il problema del portafoglio vuoto.
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