Cambia, e drasticamente, la normativa sulle imposte di bollo per i conti correnti bancari e per i prodotti finanziari, comprendenti, quindi, dossier titoli, gestioni patrimoniali, o polizze assicurative. Nuove norme introdotte all’insegna, secondo il governo Monti, dell’equità. Più tasse per tutti, in sostanza, ma meglio distribuite. Benché, come affermava su queste pagine Marco Di Antonio, si possa ravvisare un logica unitaria di fondo, l’insieme delle misure non è esente da contraddizioni. Come quella relativa al tetto massimo dei 1200 euro di imposizione sui prodotti finanziari fino a 1 milione e 200mila euro. Che sarà tolto. Ma solamente a partire dal 2013. Un decisione che rischia di provocare una fuga di capitali all’estero. E che «effettivamente, non trova spiegazioni se non quella di contrastare, paradossalmente, l’effetto che rischia di produrre», afferma, raggiunto da ilSussidiario.net Gianfranco Ursini, giornalista economico ed Il Sole 24 Ore Plus.
Ma, per capirci qualcosa, occorre, anzitutto, comprendere in cosa consistano le misure contenute in manovra. Anzitutto, l’imposta di bollo per le società sale da 73,8 a 100 euro, mentre per i privati resta ferma a 34,20 euro. Con l’esenzione, tuttavia, per i depositi di giacenza media inferiore a 5mila euro. L’imposta di bollo sui prodotti finanziari non sarà più fondata sul sistema degli scaglioni, ma proporzionale. Ci sarà un’aliquota dello 0,1%, per tutti, per il 2012 e dello 0,15% per il 2013. Dicevamo del tetto: sparirà, per l’appunto. Ma solo dal 2013. Vien da chiedersi: una volta abolito, i capitali finanziari superiori a 1 milione e 200mila euro saranno tassati di una cifra superiore a 1200 euro; perché, allora, dare ben un anno di tempo a chi volesse, eventualmente, trasferire i propri capitali all’estero ed evitare, così, la stangata? «La giustificazione di quel tetto, probabilmente – afferma Urisini – è consistita proprio nel timore che, togliendolo da subito, si sarebbe determinato il rischio di una fuga di capitali all’estero immediata. Anche se, a onor del vero, una tassazione del 0,15% su, ad esempio, 5 milioni di euro, corrisponde a 7500 euro. Il che, non rappresenta di certo un esborso abnorme, considerata la somma di partenza». Secondo Ursini, «sarebbe stato meglio toglierlo già nell’immediato. Si sarebbe determinata una tassazione più equa e di più facile applicazione».
In ogni caso, bisogna tenere a mente un altro elemento della manovra: «Non dimentichiamo che tale fuga – laddove dovesse verificarsi – dovrebbe avvenire in nero. Se si volesse eludere l’imposizione fiscale italiana, si dovrebbe portare i capitali all’estero in maniera non regolare. Secondo le nuove norme, infatti, tutto ciò che è dichiarato e che viene trasferito in un altro stato, sarà tassato come se si trovasse in Italia».