MANOVRA/ Muraro: le province dovranno diventare un “coordinamento tra sindaci”
GILBERTO MURARO, che fece parte di una commissione di Padoa Schioppa che doveva rivedere i conti complessivi dell’apparato statale, spiega la necessità di abolire le province

Il dibattito sulle Province da abolire, oppure da ridurre, o le distinzioni tra Province grandi e piccole è stato affrontato da molto tempo. Ci sono due fatti da annoverare in questo dibattito che sono apparse come due sorprese. Il primo è che mentre si parlava di abolirle, ne hanno fatte altre. Il secondo è che la Lega Nord, forza che si poneva come semplificatrice e innovatrice dell’apparato statale, si oppone all’abolizione di questi Enti e ora solamente ha accettato una riduzione del numero totale abolendo le Province piccole.
Docente di Scienza delle Finanze all’Università di Padova, il professor Gilberto Muraro non ha solo studiato il problema, ma ha fatto parte di una commissione di Tommaso Padoa Schioppa che doveva rivedere i conti complessivi relativi all’apparato statale e agli enti locali. Contattato da IlSussidiario.net, il professore commenta la decisione sulle Province nell’ambito della manovra economica.
Muraro sostiene oggi che è già un “passettino avanti” che si sia deciso di eliminare le Province piccole, ma sostanzialmente il problema è che “vengano alla lunga eliminate ”.
Dice Muraro: “Noi sostenevamo che dovessero diventare enti di secondo livello, praticamente un coordinamento tra sindaci. Al contrario mantenendole si è continuato a offrire potere ai partiti, con presidente e assessori. E non c’è alcun dubbio che le Province siano troppe. Tra le altre cose, cercano sempre di avere più rappresentanza e potere. Aspettano quindi che, con la nascita della Provincia, arrivi il tribunale, la prefettura, l’agenzia delle entrate. Noi ad esempio proponevamo un accorpamento delle prefetture, in base alla realtà di un territorio che avesse cinquecentomila abitanti”.
Sarà un caso, ma proprio in studi come questi, dove si vede la superfluità di un ente territoriale ormai obsoleto, si può notare il peso di un apparato amministrativo che appare anacronistico, ma anche le spese che vengono spesso alimentate più da esigenze politiche che da reali ragioni di carattere amministrativo nell’interesse dei cittadini.
La sensazione quindi è quella di trovarsi di fronte a una motivazione di carattere squisitamente politico, che non ha ragioni di funzionalità e comporta spese di grande entità che alla fine pesano sul bilancio dello Stato. Il “piccolo passettino avanti” di cui parla il professor Muraro è quindi solo la premessa a una riforma più grande di cui si parlava fin dal 1970, quando si crearono finalmente le Regioni. E’ da quegli anni che si discute il ruolo della Provincia da un punto di vista di rappresentanza territoriale. Che gli stessi esperti di finanza pubblica arrivino a conclusioni simili, facendo una revisione delle spese dell’apparato amministrativo, è indicativo di quale resistenze fornisca ancora la politica in Italia.
(Gianluigi Da Rold)
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