Paolo Negri è partner di Azimut, una delle principali società digestione del risparmio indipendente. Per Negri, tutti i problemi collegati al risparmio, anche quelli fiscali, sono “pane quotidiano”. Ma lui stesso ammette che con il cambiamento delle normative siamo in un momento di confusione e di incertezza. Non certo per Azimut. «Noi ovviamente depositiamo in una banca i risparmi che gestiamo. Ma il problema dei costi e dei depositi li gestiamo noi».
Scusi Negri, ma qui si apre un problema diverso, quasi un caso. C’è una novità che è arrivata con la finanziaria di luglio. Non c’è più un bollo unico da 34,20 euro all’anno sui dossier titoli, ma ben quattro bolli diversi per diverse soglie di valore del deposito titoli che si ha in una banca. Parliamo di quattro confini: fino a 50mila euro, dai 50mila ai 150mila, dai 150mila ai 250mila e oltre i 500mila che fanno la differenza e richiederanno ogni anno di pagare rispettivamente 34,20 euro, 70 euro, 230 euro e 680 euro di bollo (il prelievo sulle ultime tre fasce nel 2013 salirà ancora arrivando rispettivamente a 250, a780 e a 1100). Scusi se sono prolisso, ma perché punire il risparmio?
Effettivamente si pensa che quando si risparmia, una persona ha già pagato le tasse. In questo caso abbiamo una tassa ulteriore su una somma risparmiata e già tassata.
Ma non si dice che bisogna risparmiare ed eliminare una serie di consumi inutili?
Già si dice così, ma poi evidentemente chi cerca i soldi, in questo caso lo Stato, va a prenderli dove si vedono. Per fortuna che non è stata cambiata la normativa, il regime degli investimenti immobiliari e di quello del risparmio gestito.
C’è qualcuno che dice che ci troviamo di fronte a una sorta di “patrimoniale” abbastanza male mascherata.
Non c’è dubbio che questo ragionamento ci sta. Sembra proprio una sorta di patrimoniale sui depositi di liquidità in banca.
Non pare affatto una bella notizia che premi chi ha risparmiato, cioè chi si è comportato in modo corretto, dopo aver pagato tasse giuste prima di collocare i suoi depositi in una banca.
Ma il problema, ripeto, è che in questo Paese, le cose funzionano in questo modo. A qualcuno salta in mente di andare a prendere i soldi necessari dove le cose sono già dettagliate e documentate. È il posto evidentemente più sicuro e certo per andare a colpire. Le banche che cosa possono fare in un momento come questo? Realisticamente nulla, perché non sono affatto messe bene. E così lo Stato fa i suoi conti alla faccia dei risparmiatori e di chi, in questo caso la banca, tutela i risparmi.
Sta cambiando ancora qualche cosa nella fiscalità sui risparmi e gli investimenti?
Da gennaio si passerà dal 12,5% al 20%, ma quello riguarda il capital gain e può essere marginale. Ma è il concetto di fondo che non è affatto marginale. Mentre si invita e si incoraggia il risparmio, alla fine si va a colpire proprio i risparmiatori. Se questa è una logica, non so che cosa più dire.
(Gianluigi Da Rold)