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Home » Economia e Finanza » SPILLO/ Nel 1994 la Deutsche Bank temeva Berlusconi (e l’Italia). Come oggi

  • Economia e Finanza

SPILLO/ Nel 1994 la Deutsche Bank temeva Berlusconi (e l’Italia). Come oggi

Alla vigilia delle elezioni del 1994, Deutsche Bank guardava con preoccupazione l’ascesa di Silvio Berlusconi. E ancora oggi il voto italiano preoccupa i tedeschi. GIANNI GAMBAROTTA

Gianni Gambarotta
Pubblicato 2 Novembre 2012
Germania_Bandierina_BorseR439

Infophoto

I tedeschi non amano il politico Silvio Berlusconi. Pensano che la sua presenza alla guida del governo sia un fatto negativo per l’Italia e destabilizzante per i mercati. Ritengono preferibile e più solido un esecutivo appoggiato da una coalizione di centrosinistra.

Questa non è cronaca di oggi. Non sono i giudizi scontati della solita Cancelliera Angela Merkel da sempre ostile verso il Cavaliere, reputato inaffidabile e anche sgradevole sul piano personale (ricordate il sorrisetto ironico, d’intesa con il presidente francese Nicolas Sarkozy, al vertice di Cannes?). No, questo è un pezzo di storia. Si tratta di un’analisi fatta dall’ufficio studi di Deutsche Bank, il più importante istituto di credito tedesco e uno fra i primi del mondo, e porta la data dell’11 febbraio 1994.


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Si era alla vigilia delle elezioni, il Cavaliere aveva appena tenuto il suo discorso televisivo dalla villa di Arcore annunciando la discesa in campo per impedire che l’Italia cadesse in mano ai comunisti di Achille Occhetto e della sua gioiosa macchina da guerra. Tutto il mondo guardava con curiosità a questo tycoon televisivo che, di punto in bianco, aveva deciso di cambiare mestiere e di gettarsi nell’agone politico perché riteneva tutti gli altri inadeguati al compito. Fra gli osservatori c’erano anche, e particolarmente attenti, i grandi protagonisti della finanza mondiale e fra questi, appunto l’istituto tedesco, con forti interessi diretti e indiretti in Italia.


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Il suo ufficio studi aveva redatto il rapporto sulla situazione politica del nostro Paese in vista delle elezioni di primavera e lo studio era finito in mano alla stampa. Che cosa dicevano esattamente i guru tedeschi nel loro scritto? Basta dare un’occhiata ai titoli dei giornali di allora per farsene un’idea. La Repubblica: “Forza Italia fa paura ai tedeschi”. Il Corriere della Sera: “Deutsche Bank: Sua emittenza può far danni”. Più chiaro di così.

In sostanza lo studio della DB prendeva lo spunto dai sondaggi. I più recenti accreditavano un 35-40% di consensi a una coalizione di centro-sinistra, un 25-30% al centro e un 35% ai partiti di centrodestra, guidati da Forza Italia appena fondata da Berlusconi e alleata con Alleanza Nazionale definita dal rapporto “una formazione neofascista”. Quindi – ripetiamo che siamo nel febbraio – gli esperti tedeschi davano ancora in consistente vantaggio il centrosinistra, ma avvertivano la tendenza alla crescita del movimento creato da Berlusconi. E la temevano.


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Ecco le parole usate da loro. “Riteniamo ancora favorita una coalizione di centrosinistra. Tuttavia emergono alcuni problemi per la governabilità che potrebbero essere esacerbati se il centro riceverà pochi voti. La crescente popolarità del nuovo partito anticomunista del magnate dei media Berlusconi potrebbe essere dannosa al centro. Forza Italia attirerà molti elettori liberaldemocratici indecisi e quindi lo spostamento a destra delle preferenze elettorali potrebbe ostacolare la prospettiva di centrosinistra”.

E ancora: “Per il mondo degli affari tedesco, l’Italia ingovernabile è uno spettro che riemerge”. Uno spettro che si ripresenta oggi, per le elezioni del prossimo aprile 2012.


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