GIGANOMICS/ Napolitano salta La Scala e per Profumo arriva un guaio dalla Germania
Il Presidente Giorgio Napolitano non verrà alla prima della Scala del 7 dicembre, mentre in Germania è stata aperta un’inchiesta su Hvb, una controllata da Unicredit

Viva Verdi. Certo, ha ringraziato per l’invito.Certo, si è scusato con il sovrintendente e con il direttore d’orchestra con una lettera pubblicata oggi su Il Corriere della Sera. Certo, ha spiegato che la sua assenza è dovuta alla fitta agenda di impegni politici. Però Giorgio Napolitano non verrà alla prima della Scala del 7 dicembre, prima particolarmente importante quest’anno perché dà l’avvio alle celebrazioni del bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi e Richard Wagner. E questo è quanto conta: la sua poltrona nel palco d’onore sarà vuota. Il presidente della Repubblica italiana non onorerà con la sua presenza l’apertura del primo teatro lirico italiano con il Lohengrin, opera del compositore tedesco, e non con una scelta nel vastissimo repertorio del maestro di Busseto. Nel risorgimento i patrioti milanesi anti-austriaci scrivevano sui muri “Viva Verdi”, proprio perché simbolo dell’italianità oltre che acronimo di “Viva Vittorio Emanuele re d’Italia”. Il re, per fortuna, non c’è più. Ma c’è un buon presidente degli italiani.
Sea cancellata. Sia solo consentito dire che con l’operazione Sea la giunta milanese di Giuliano Pisapia ha dimostrato di non saper gestire operazioni complesse.
Profumo europeo. In Germania è stata aperta un’inchiesta su Hvb, una controllata da Unicredit: l’ipotesi è che abbia fatto ricorso al dividend stripping, vale a dire abbia fatto passare per dividendi poste di bilancio altrimenti fiscalmente più gravate. L’iniziativa tedesca viene dopo altre due che riguardano Unicredit: la più recente è stata aperta ad Acqui con l’ipotesi di truffa aggravata per una questione legate a derivati venduti al quel Comune; l’altra, ormai famosa, si riferisce all’operazione cosiddetta Brontos e ipotizza una frode fiscale per 245 milioni di euro. Tutte e tre, la tedesca e le due italiane, si riferiscono a fatti avvenuti quando amministratore delegato di Unicredit era Alessandro Profumo, nel giugno scorso nominato presidente del Monte dei Paschi di Siena e definito dal presidente del Pd, Rosi Bindi, un grande banchiere.
Campidoglio. L’imprenditore Alfio Marchini ha detto di volersi candidare alle prossime elezioni amministrative per il sindaco di Roma. A questo scopo darà vita a una lista “per la costruzione di un movimento civico metropolitano”. Lui è un costruttore che appartiene a una famiglia di costruttori da sempre vicina alla sinistra, dal Pci al Pd. Ha assicurato che venderà le sue aziende, esattamente come aveva fatto Berlusconi nel 1994 annunciando la sua discesa in campo. Avevamo già nostalgia di un conflitto di interessi.
La linea 5. Secondo quanto ha detto Bruno Rota, presidente del’Atm milanese, la ragione dei continui rinvii dell’apertura della linea 5 della metropolitana milanese va cercata nella spending review. Il consulente del governo per i tagli della spesa pubblica, Enrico Bondi, per risparmiare avrebbe abolito la commissione interministeriale (1042) addetta al via libera definitivo a opere di questo tipo. Quindi l’apertura al pubblico della tratta Zara-Bignami è rinviata: se tutto va bene a gennaio, se no a febbraio-marzo. Sarà proprio così? Tutta colpa di Bondi cattivo? L’Atm e le imprese che hanno realizzato la linea non hanno nulla da rimproverarsi? Sarà. Intanto Atm potrebbe fare un’operazione di immagine. La linea 4, quella che dovrebbe arrivare a Linate, pare non si farà per mancanza di fondi. O si farà con molto ritardo. Quindi Milano avrà, da gennaio o da marzo, la linee 1, 2, 3 e 5. Non si potrebbe approfittare del forzato rinvio per cambiare il nome alla linea 5 e chiamarla linea 4, pur mantenendo il color lilla voluto da Letizia Moratti? Così si eviterebbe alla città una figura meschina: immaginate che cosa scriveranno i media stranieri quando si aprirà l’Expo e si scoprirà che a Milano non sappiamo contare neppure sulle dita di una mano.
Bocconi. Presentato in pompa magna il progetto del nuovo campus dell’Università Bocconi di Milano, che sorgerà di fronte all’attuale sede, dove per decenni c’è stata la centrale del latte. Si tratta di un intervento complesso con vari edifici per le attività didattiche e per gli studenti, spazi per lo sport, per il tempo libero, aree comuni in modo che tutta la città possa usufruirne. Perfetto. Solo che si è saputo che il tutto darò pronto fra sei anni. Ma è possibile che, avendo già superato la parte burocratica dei permessi, ci si debba mettere tanto tempo per costruire quelli che, in fondo, sono dei normali edifici?
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