SPENDING REVIEW/ Ipotesi commissario straordinario, si fa il nome di Enrico Bondi
Il Consiglio dei ministri sta esaminando i criteri per mettere in pratica il taglio della spesa pubblica. Forse un commissario straordinario nella persona di Enrico Bondi

E’ in corso la riunione del Consiglio dei ministri sul tema della spending review, la riforma dei conti dello Stato. Un passaggio importante che deve portare al risparmio e al taglio della spesa pubblica: ad esempio nel mirino, considerato un taglio fondamentale, l’abolizione delle Province. La riduzione di spesa pubblica a cui mira l’esecutivo è di circa 5 miliardi di euro per l’anno in corso. A questo risparmio devono concorrere, dice ancora l’esecutivo, tutte le amministrazioni pubbliche, dalla scuola alla difesa. Ci sarà poi tempo fino al 31 maggio affinché ogni ministro indichi i tagli che pensa si possano fare sul suo compartimento. Tutto questo perché il governo considera il “riconoscimento dell’attività di revisione di spesa come prioritaria”. A questo scopo sarà inaugurato un apposito “comitato dei ministri per la revisione della spesa, composto dai ministri per il programma, dal ministro per la pa, dal viceministro dell’economia e dal sottosegretario alla presidenza del consiglio”. Ecco allora spuntare il possibile nome di Enrico Bondi ex commissario straordinario di Parmalat, specializzato nel risanamento e ei tagli aziendali, nel ruolo di sorta di commissario straordinario della spending review. Il suo compito applicare e far rispettare quanto verrà deciso, con l’aiuto del ministro per i rapporti con il parlamento Piero Giarda. Nel piano di spending review, secondo indiscrezioni, si osserveranno come criteri guida la “revisione dei programmi di spesa”; il “ridimensionamento delle strutture dirigenziali”; la “concentrazione dei servizi, attraverso razionalizzazione e distribuzione personale” e la “revisione dei procedimenti di acquisto mediante centralizzazione degli acquisti. Intanto in attesa di sapere cosa uscirà dal Consiglio dei ministri di oggi i politici esprimono le loro preoccupazioni. Il segretario del Pd Bersani ad esempio ha già chiesto che non si operino altri tagli sulla scuola. Non si può tagliare, ha aggiunto, su stato sociale o istruzione, sul lavoro e sugli investimenti. Per Bersani la Difesa merita di essere valutata con “un cacciavite” e anche l’acquisto di beni e servizi da parte della pubblica amministrazione. Secondo Cicchitto del Pdl, bisognerà invece usare il bisturi e non l’accetta: non bisogna fare tagli alla sicurezza.
Si possono ridimensionare le spese sul personale amministrativo invece. Critico Donadi dell’Id: è una spending review all’acqua di rose, un ritocco di facciata. Bisogna invece agire sul cuore improduttivo e parassitario della spesa pubblica, ha detto.
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