CASA/ Detrazione ristrutturazione al 50%. L’esperto: norma positiva, ci guadagna anche lo Stato
Insieme al geometra ALBERTO MACCHI commentiamo il provvedimento previsto dalla bozza del DL infrastrutture e trasporti che un aumento della detrazione delle spese per lavori edilizi al 50%

Il governo punta sul mattone per scuotere il Pil nazionale. Il rilancio del settore dell’edilizia passa attraverso il provvedimento previsto dalla bozza del decreto legge infrastrutture e trasporti attualmente all’esame dell’esecutivo che dovrebbe prevedere l’aumento dal 36% al 50% della detrazione dei costi relativi a ristrutturazioni edilizie. L’obiettivo dichiarato, come si legge nella relazione al provvedimento, è “favorire interventi di ristrutturazione edilizia, con lo scopo di incentivare la ripresa del mercato delle costruzioni, che da sempre rappresenta uno dei comparti produttivi più importanti per la crescita del Pil nazionale”. Proprio per questo la misura stabilisce nel dettaglio che “dall’imposta lorda si detrae un importo pari al 50% delle spese documentate, fino a un ammontare complessivo delle stesse non superiore a 96.000 euro”, mentre attualmente la detrazione è del 36% fino a 48mila euro. Se, come sottolinea il governo, l’incentivo precedente (dal 1998 al 2006) “ha portato a un incremento annuo degli investimenti in ristrutturazioni stimabile in circa 1.150 milioni di euro”, un eventuale ampliamento delle detrazioni favorirebbe “ulteriori investimenti pari al 30% del citato ammontare e quindi pari a circa 350 milioni di euro all’anno”. Sarà davvero così? Ilsussidiario.net lo ha chiesto al geometra Alberto Macchi, secondo cui «la misura proposta dal governo appare senza dubbio positiva. Coloro che hanno intenzione di mettere mano a una abitazione per ristrutturare e ampliare degli ambienti potranno certamente fare affidamento su un maggiore aiuto e una motivazione in più per farlo. Ne giova anche lo Stato, che in questo modo mette indirettamente in campo una lotta contro l’evasione, quindi non vedo particolari rischi o problemi».
L’unico dubbio che ancora rimane riguarda gli effetti che il governo spera di ottenere una volta introdotto il provvedimento: «Una misura come questa potrà favorire diversi lavori e interventi già programmati, ma difficilmente riuscirà a incentivarli. E’ necessario fare un passo indietro e osservare la situazione generale in cui si trovano il paese e gli italiani: la crisi sta ancora pienamente attraversando l’Italia, da Nord a Sud, e i cittadini difficilmente metteranno mano al portafogli per intervenire in un’abitazione se non realmente “costretti” dagli eventi, come può essere il matrimonio di un figlio o quant’altro. Effettuare lavori su un immobile ovviamente comporta una spesa non indifferente e, anche se il provvedimento ipotizzato aiuterebbe notevolmente a detrarre maggiori spese, è difficile immaginare che un privato cittadino effettui degli interventi senza averne reale necessità. Nell’eventualità invece che una ristrutturazione si renda davvero necessaria, allora il disegno di legge che stiamo commentando si rivela decisamente interessante, perché la possibilità di avere uno sgravio del genere ovviamente contribuisce a decidere in caso di incertezza e a incentivare la ripresa del mercato».
Riguardo all’importanza del mercato delle costruzioni, che secondo il governo rappresenta da sempre uno dei comparti produttivi più importanti per la crescita del Pil nazionale, «basti pensare all’intera filiera dell’edilizia – spiega Macchi – che va ben oltre al mattone in senso stretto. Quando un cittadino decide di acquistare una nuova unità immobiliare deve pensare anche a viverla e ad arredarla, oltre a effettuare i diversi interventi strutturali, quindi è naturale che il mercato dell’edilizia ne muova uno molto più grande e che rappresenti il più importante settore economico». Quindi, in conclusione «l’introduzione di una norma del genere è un vantaggio per un’economia come quella del nostro Paese che ha sempre più bisogno di spinte di questo tipo, ma è ancora difficile prevedere i reali benefici che produrrà e se il governo potrà ottenere gli effetti sperati».
(Claudio Perlini)
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