MARIO DRAGHI/ Il presidente Bce: il sottoutilizzo dei giovani è uno spreco che non possiamo permetterci
Il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi è intervenuto oggi in occasione della giornata dedicata al ricordo dell’economista Federico Caffè, alla Sapienza di Roma

Il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi è intervenuto oggi in occasione della giornata dedicata al ricordo dell’economista Federico Caffè, tenutasi presso la Facoltà di Economia dell’Università La Sapienza di Roma. Draghi ha parlato di crisi, giovani e disoccupazione, spiegando innanzitutto che in Italia «la debolezza degli ammortizzatori sociali si accompagna con una protezione relativamente elevata del posto di lavoro». Il sottoutilizzo dei giovani, ha detto ancora il presidente della Bce, riduce la crescita ed è «uno spreco che non possiamo permetterci». «La iniqua distribuzione del peso della flessibilità solo sui giovani, un’eterna flessibilità senza speranza di stabilizzazione – ha aggiunto nel corso della lezione – porta tra l’altro le imprese a non investire nei giovani il cui capitale umano spesso di deteriora in impieghi di scarso valore aggiunto». Citando le parole dello stesso economista Federico Caffè, a cui è dedicata la lezione tenutasi a Roma, Draghi ha spiegato che «non si può accettare l’idea che un’intera generazione di giovani debba considerare di essere nata in anni sbagliati e debba subire come fatto ineluttabile il suo stato di precarietà occupazionale». Il tema della crescita, ha detto ancora Draghi, è strettamente connesso a quello dell’equità: «Senza crescita, lo dicono anche gli eventi di questi mesi, prendono forza le tentazioni a rinchiudersi nel proprio particolare, la solidarietà scema. Senza equità, l’economia si frantuma in una moltitudine di gruppi di interesse, il bene comune non riesce ad emergere come risultato dell’interazione sociale ed economica, con effetti negativi sulle capacità di crescita. La recente storia italiana non manca di esempi in questo senso». Il presidente della Bce ha poi parlato nel dettaglio del tasso di disoccupazione, ricordando che nell’Unione europea, tra il 2007 e il 2001, questo «è aumentato di 5,8 punti percentuali nella classe di età 15-24, di 3,5 punti nella classe 25-34 e di 1,8 punti nella classe 35-64».
Fatta però eccezione per la Germania, dove «il tasso di disoccupazione tra i giovani tra i 15 e 24 anni nel primo trimestre del 2012 era dell’8 per cento». Invece «in Italia era del 34,2 per cento, in Spagna del 50,7 per cento e nell’area dell’euro in media del 21,9 per cento».
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