FIAT/ Cina e Russia: per Marchionne due “avversari” peggiori di Della Valle

- La Redazione

Fiat è presente a Pechino e Mosca da diversi anni, ma non è riuscita a conquistare fette di mercato e anche di recente ha perso un’asta decisiva a vantaggio del concorrente francese Renault

fiat_logo_auto_in_fabbrica_phixr Infophoto

Diego Della Valle, proprietario di Tod’s, ha attaccato l’ad di Fiat, Sergio Marchionne, accusandolo di essere stato preso “con le mani nella marmellata perché se ne voleva andare” dall’Italia. E ha aggiunto: “Questi improvvisati della Fiat ci vogliono raccontare perché non fanno automobili in Italia. La banalità è tale che l’indisponenza viene perché ci si vuole prendere in giro con argomenti non convincenti”. “La smetta di rompere”, la replica lapidaria di Marchionne. La vulgata giornalistica sostiene che il terreno dello scontro che si sta consumando da tempo tra Diego Della Valle e Sergio Marchionne, coinvolgendo anche Luca Montezemolo, sia il Corriere della Sera.

Ad attaccare Marchionne dopo la sua ultima intervista su Repubblica non è stato però solo il patron delle Tod’s, ma anche il responsabile auto della Fiom-Cgil, Giorgio Airaudo, secondo cui la strategia di garantire la presenza di Fiat in Italia producendo auto per i mercati esteri “non è assolutamente credibile”. Critiche che non nascono però da un’unica motivazione, anche se il nodo cruciale del dibattito è se questo sia o meno il momento per lanciare nuovi modelli e investire in Italia. Difficile per chi ha il vero polso della situazione dare risposte troppo nette. Ci sono case automobilistiche in crisi che hanno gamme di nuovi prodotti freschissimi, e altre che vanno bene pur rifiutandosi ostinatamente di innovare.

Marchionne ha del resto centrato il punto quando, alcuni giorni fa, ha contrapposto le difficoltà di Fiat in Italia ai suoi buoni rapporti in Brasile, dove può beneficiare di un ambiente sussidiato. La questione sono le agevolazioni fiscali, che valgono però per i momenti di avvio: poi a fare la differenza è il fatto di riuscire a vendere le auto. Da molte parti piovono critiche alla Fiat, accusata di vendere di meno rispetto ad altri nei suoi settori storicamente più forti in Europa. Le ragioni possono essere diverse. Come ha scritto Milano Finanza del 19 settembre, oggi una Golf 1.600 Tdi, marchio Volkswagen, può essere acquistata con 19.900 euro. Versando un anticipo di 2.900 euro, si può saldare il totale in rate di tre anni con un finanziamento a tasso zero.

Stesso discorso per la Peugeot 308, che costa 16.300 euro e per la quale, con un anticipo di 8mila euro, è possibile beneficiare di rate di 48 mesi finanziate a tasso zero. Ma la musica cambia completamente per chi vuole comprare una Grande Punto 1.400 Easy Power, che costa solo 15mila euro ma per chi la paga a rate deve versare interessi pari a ben il 6,01%. Come sottolinea l’articolo di MF, è “una differenza che si commenta da sé, e che si spiega con il fatto che mentre Volkswagen, Peugeot e Renault a febbraio di quest’anno hanno preso a prestito, attraverso i rispettivi bracci finanziari, il denaro offerto a un tasso dell’1% dalla Bce di Mario Draghi tramite la seconda operazione Ltro, la Fiat non l’ha fatto”. D’altra parte è anche vero che Peugeot Citroen, che fa degli sconti di tutto rispetto, perde 150-200 milioni di euro al mese, pur avendo una gamma super-rinnovata, attraente e dotata di ibridi e di altre soluzioni tecnologicamente avanzate. Secondo diversi analisti, però, anche Volkswagen, al netto di quello che vende in Cina, non starebbe guadagnando nel solo mercato europeo.

E’ chiaro quindi che se una casa automobilistica è forte finanziariamente e distribuita su tanti mercati, alcuni dei quali sono in crescita, si trova ad affrontare condizioni di partenza ben diverse rispetto a chi è tutto concentrato in Europa. Intanto il Wall Street Journal ha rivelato delle indiscrezioni secondo cui Marchionne tornerà a lanciare l’Alfa Romeo negli Usa non più dalla seconda metà di quest’anno come inizialmente previsto, bensì dal 2014. Voci su un rilancio dell’Alfa Romeo in America su susseguono dall’era Agnelli, resta tutto da vedere quali saranno i numeri dell’operazione.

La Cinquecento per esempio negli Stati Uniti sta andando abbastanza bene, ma i 7.500 modelli venduti non sono certo stati in grado di imprimere una svolta alla Fiat. Gli stabilimenti italiani ne hanno tratti ben pochi benefici. La vera partita persa per la Fiat è stata in realtà quella cinese. E’ presente nel mercato asiatico da 30 anni, ma è ancora in alto mare mentre i concorrenti stanno galoppando. Volkswagen per esempio produce più auto in Cina che in Germania. E’ un “buco nero” che non si può imputare a Marchionne, ma che l’ad Fiat non è stato in grado di risolvere. E lo stesso discorso vale per la Russia, dove la casa italiana arrivò ai tempi di Togliatti tra le prime per quanto riguarda gli occidentali e oggi ha perso l’asta a vantaggio di Renault. E’ in questi due mercati, i due più vivaci che esistono oggi, che la Fiat sta perdendo il treno del futuro.

 

(Pietro Vernizzi)





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