• Iscriviti alla Newsletter
  • Accedi
  • Registrati
IlSussidiario.net
  • In primo piano
    • Ultime notizie
    • Cronaca
    • Politica
    • Economia e finanza
    • Sanità
    • Cinema e Tv
    • Calcio e altri Sport
  • Sezioni
    • Cultura
    • Energia e Ambiente
    • Esteri
    • Impresa
    • Lavoro
    • Educazione
    • Musica e Concerti
    • Motori
    • Scienze
    • Hi-Tech
    • Sanità, salute & benessere
    • Donna²
    • Milano
    • Roma
    • Oroscopo
    • Turismo e Viaggi
    • Sanremo
    • Meeting di Rimini
    • Sostenibilità e Sussidiarietà
    • Food
    • Chiesa
    • Trasporti e Mobilità
    • Osservatorio sull’informazione statistica
    • Tags
  • Approfondimenti
    • Rubriche
    • Dossier
    • Speciali
  • Riviste
    • Emmeciquadro
  • Firme & Multimedia
    • Autori
    • Intervistati
    • Editoriale
    • Foto
  • Feed Rss
  • Donazione
    • Sostieni ilSussidiario.net
IlSussidiario.net
  • Video
  • Cronaca
  • Politica
  • Sanità
  • Economia
  • Sport
  • Turismo
  • Chiesa
No Result
Vedi tutti i risultati
  • Video
  • Cronaca
  • Politica
  • Sanità
  • Economia
  • Sport
  • Turismo
  • Chiesa
IlSussidiario.net
No Result
Vedi tutti i risultati
IlSussidiario.net
No Result
Vedi tutti i risultati

Home » Economia e Finanza » Crisi e Ripresa » FINANZA/ 1. E ora la Germania è pronta a “mangiarsi” l’Europa

  • Crisi e Ripresa
  • Economia Germania
  • Economia UE
  • Economia e Finanza

FINANZA/ 1. E ora la Germania è pronta a “mangiarsi” l’Europa

Stefano Cingolani
Pubblicato 30 Maggio 2013
Germania_flag

Infophoto

A piccoli passi, nel suo modo confuso e rabberciato, spiega STEFANO CINGOLANI, l’Ue cerca di allontanarsi dall’austerità, che resta però la via preferita dalla Germania

A piccoli passi, nel suo modo confuso e rabberciato, l’Ue cerca di allontanarsi dall’austerità. L’Italia è fuori dalla procedura aperta nel 2009 per aver infranto il limite al disavanzo pubblico, vengono concessi due anni in più a Francia, Spagna, Polonia e Slovenia, solo un anno all’Olanda per rientrare entro il 3% del Pil e saranno varate misure contro la disoccupazione giovanile. È vera svolta? Lo dirà il futuro, ma non possiamo lasciare ai posteri l’ardua sentenza. Anche perché la congiuntura non sta certo migliorando, come ha ammesso lo stesso José Manuel Barroso.


ULTIMATUM DAZI USA/ Ue divisa tra falchi e colombe: ecco cosa rischia l'Italia


L’Ocse prevede per l’insieme dell’area euro una contrazione del Pil dello 0,6% nel 2013, e un ritorno alla crescita, con un +1,1%, nel 2014. “La Germania è la principale eccezione, con una ripresa già in corso”, scrive il rapporto diffuso ieri. La disoccupazione nell’eurozona “aumenterà ulteriormente”, ed è “la sfida più pressante per i leader politici”: 12,1 % nel 2013 e 12,3% nel 2014. Le stime sul Pil italiano peggiorano, passando dal -1,5% al -1,8% per il 2013, e dal +0,5% al +0,4% per il 2014. “La recessione continuerà per tutto il 2013, con gli effetti del consolidamento di bilancio e le condizioni restrittive del credito che pesano sull’attività economica”, scrive l’organizzazione dei paesi più industrializzati.


I NUMERI DELL'ITALIA/ "Dalle guerre al riarmo, ecco cosa rischiano le nostre imprese"


In questo scenario, l’Ue non è in grado di mettere in campo risorse pubbliche significative. Le misure per l’occupazione sono poca cosa: Nouriel Roubini ha calcolato che i 6 miliardi a disposizione per i giovani disoccupati equivalgono a 100 euro a testa. Non ci sono margini per un nuovo ciclo di deficit spending. In nessun Paese. La Francia deve tagliare la spesa e riformare le pensioni, ha ricordato ieri Barroso. Il cammino della Spagna si presenta ancor più arduo. Quanto all’Italia, è vero che il deficit scende dal 5,5% del 2009 al 2,5% l’anno prossimo, ma il debito continua ad aumentare anche nel 2014 superando quota 132%. Il margine di manovra realistico è calcolato in mezzo punto di prodotto lordo (insomma circa 8 miliardi).


TRA NATO E UE/ Chi difenderà l'economia da dazi e guerre?


Se potrà avere un effetto volano o no, si vedrà. Ma il dramma è che l’economia italiana non sarebbe nemmeno in grado di approfittare dei nuovi spazi a disposizione, perché il suo potenziale produttivo si va via via riducendo. Non c’è nessuna molla carica pronta a scattare. Se diminuisse d’emblée l’incidenza del fisco sul costo del lavoro siamo sicuri che le risorse ricavate si trasformerebbero in investimenti e crescita? C’è da dubitarne. Del resto, come è finito il taglio al cuneo fiscale deciso dal governo Prodi nel 2006?

Meglio avere un po’ di quattrini in tasca che non averli. Siamo alla fiera dell’ovvio. Però, per aumentare il potenziale produttivo, bisogna riformare i mercati del capitale, del lavoro, dei servizi, banche, borsa, intrecci azionari, professioni, contratti. Le raccomandazioni dell’Ue seguono questo canovaccio. È la grande incompiuta che Mario Monti lascia a Enrico Letta e questi al suo successore. Sotto emergenza si poteva fare. Oggi c’è un governo di larghe intese, ma le intese mancanti sono proprio sulle riforme strutturali per rilanciare il Paese. Ciò spinge Pier Carlo Padoan, capo economista dell’Ocse, a sostenere che non conviene ridurre le tasse troppo in anticipo: si avrebbe il risultato di aumentare il deficit subito senza essere in grado di trasformare il maggior reddito disponibile in produzione e lavoro. Fabrizio Saccomanni gli dà ragione: “Pensiamo agli investimenti non all’Iva”, dice il ministro dell’economia.


SCENARIO UE/ Il "problema Italia" che decide le sorti dell'euro


Dunque, siamo in un cul de sac? «La Bce ha abbassato in modo appropriato i suoi tassi e si è impegnata a mantenere un atteggiamento accomodante fino a quando sarà necessario, ma si può fare di più con ulteriori misure non convenzionali», scrive Padoan. Tuttavia, occorre che le banche riducano i tassi alla clientela, aprendo i rubinetti alle Piccole e medie imprese. Sono scelte private che non seguono quelle pubbliche perché il canale di trasmissione è intasato. Per sbloccarlo ci vuole un cambiamento nel cuore del sistema, non in periferia, al contrario di quel che si sente dire a Bruxelles.


20 ANNI DI EURO/ Il fallimento europeo che può darci ancora anni di crisi


Una ricetta nuova che spezzi davvero il digiuno, richiede la bistecca alla Bismarck. La Germania fino a settembre è in campagna elettorale, ma una cosa è certa: non cambierà strategia, tanto più se, come dice l’Ocse, sta già superando la sua breve recessione, con prezzi bassi e un mercato del lavoro vicino al pieno impiego. Potremo discutere a lungo perché è successo, ma tra il Reno e l’Elba l’austerità ha funzionato e nessuno vuole lasciare il certo per l’incerto. Non solo, cresce l’euroscetticismo tra l’opinione pubblica. Si risente parlare di Piigs e il settimanale Der Spiegel racconta tutti gli attacchi a Mario Draghi conditi dal sempiterno sospetto che le sue innovazioni di politica monetaria servano soltanto a salvare l’Italia. Il presidente della Bundesbank e quello della Bce sono ai ferri corti. Quanto potrà durare?


FINANZA/ La “spia rossa” sull’Italexit accesa da Bloomberg


In questo clima, Angela Merkel vuol mettere sul tappeto, fin dal consiglio Ue del prossimo mese, un salto in avanti, trasformando il Fiscal compact in una politica di bilancio comune, insomma un governo economico, conditio sine qua non per sbloccare l’unificazione bancaria sotto la vigilanza della Bce. Le banche tedesche hanno bisogno di altri 14 miliardi di euro per aumentare i propri capitali e soddisfare i criteri di Basilea. E Berlino non ha intenzione di consegnarle a Draghi o a nessun altro, finché non ci sarà un’istituzione nella quale la Cancelleria possa avere un ruolo predominante. Così la Merkel prende in contropiede Hollande e mette i federalisti di fronte alla realtà.

Bello parlare di Stati Uniti d’Europa, un Anschluss è tutt’altra cosa. Se la Germania vuole cambiare i trattati, ben venga. Ma allora bisogna farlo senza pregiudizi, né tabù. Hanno ancora senso, con una politica economica comune, due criteri del tutto arbitrari come quelli scelti a Maastricht? Forse Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff hanno fatto male i calcoli, ma sostengono che il debito pubblico rallenta la crescita se sale oltre quota 90%. Perché scegliere il 60% se non per trasformare la Germania in benchmark, anzi in esempio e modello? Sarà dura, ma questa è la vera partita.

Leggi anche

  • SCENARIO UE/ Il "problema Italia" che decide le sorti dell'euro
  • 20 ANNI DI EURO/ Il fallimento europeo che può darci ancora anni di crisi
  • FINANZA/ La “spia rossa” sull’Italexit accesa da Bloomberg

Ti potrebbe interessare anche

Ultime notizie di Crisi e Ripresa

Ultime notizie

Gli archivi del canale di Crisi e Ripresa

ilSussidiario.net

il Quotidiano Approfondito con le ultime news online

  • Privacy e Cookies Policy
  • Aiuto
  • Redazione
  • Chi siamo
  • Pubblicità
  • Whistleblowing
  • MOG 231/2001
  • Feed Rss
  • Tags

P.IVA: 06859710961

No Result
Vedi tutti i risultati
  • In primo piano
    • Ultime notizie
    • Cronaca
    • Politica
    • Economia e finanza
    • Sanità
    • Cinema e Tv
    • Calcio e altri Sport
  • Sezioni
    • Cultura
    • Energia e Ambiente
    • Esteri
    • Impresa
    • Lavoro
    • Educazione
    • Musica e Concerti
    • Motori
    • Scienze
    • Hi-Tech
    • Sanità, salute & benessere
    • Donna²
    • Milano
    • Roma
    • Oroscopo
    • Turismo e Viaggi
    • Sanremo
    • Meeting di Rimini
    • Sostenibilità e Sussidiarietà
    • Food
    • Chiesa
    • Trasporti e Mobilità
    • Osservatorio sull’informazione statistica
    • Tags
  • Approfondimenti
    • Rubriche
    • Dossier
    • Speciali
  • Riviste
    • Emmeciquadro
  • Firme & Multimedia
    • Autori
    • Intervistati
    • Editoriale
    • Foto
  • Feed Rss
  • Donazione
    • Sostieni ilSussidiario.net

Ben Tornato!

Accedi al tuo account

Password dimenticata? Sign Up

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

All fields are required. Accedi

Recupera la tua password

Inserisci il tuo nome utente o indirizzo email per reimpostare la password.

Accedi
No Result
Vedi tutti i risultati
  • In primo piano
    • Ultime notizie
    • Cronaca
    • Politica
    • Economia e finanza
    • Sanità
    • Cinema e Tv
    • Calcio e altri Sport
  • Sezioni
    • Cultura
    • Energia e Ambiente
    • Esteri
    • Impresa
    • Lavoro
    • Educazione
    • Musica e Concerti
    • Motori
    • Scienze
    • Hi-Tech
    • Sanità, salute & benessere
    • Donna²
    • Milano
    • Roma
    • Oroscopo
    • Turismo e Viaggi
    • Sanremo
    • Meeting di Rimini
    • Sostenibilità e Sussidiarietà
    • Food
    • Chiesa
    • Trasporti e Mobilità
    • Osservatorio sull’informazione statistica
    • Tags
  • Approfondimenti
    • Rubriche
    • Dossier
    • Speciali
  • Riviste
    • Emmeciquadro
  • Firme & Multimedia
    • Autori
    • Intervistati
    • Editoriale
    • Foto
  • Feed Rss
  • Donazione
    • Sostieni ilSussidiario.net