“Lo dico senza alcuna esitazione: le famiglie, i lavoratori e le imprese pagheranno meno tasse”. Ad annunciarlo, in una intervista a La Repubblica, è il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, secondo cui “il 2014 sarà l’anno della svolta”. La ripresa infatti “si consoliderà”, ma “la precondizione è la stabilità politica, senza la quale l’Italia è a rischio. Questo deve costringerci tutti, governo, Parlamento e parti sociali, a una forte e condivisa assunzione di responsabilità”. Saccomanni si dice ancora una volta “ottimista”, anche se afferma di capire “che la gente si aspettava di più. Ma quest’anno la riduzione dell’Irpef non sarà insignificante. E nel prossimo triennio le tasse si ridurranno di ben 9 miliardi, con un calo graduale anno per anno. È un impegno che ho preso, con l’Europa e con gli italiani, e oggi lo rilancio”. Le risorse per mantenere queste promesse verranno prese “dalla spending review e dal provvedimento sul rientro dei capitali, che vareremo all’inizio di febbraio. E anche dal recupero dell’evasione fiscale, che anche nel 2013 ci ha consentito di far emergere 12 miliardi, e che nel 2014 intensificheremo. Certo – prosegue il ministro dell’Economia – anche su questo serve consenso politico: non si può invocare sempre la lotta all’evasione, e poi scandalizzarsi quando la Guardia di Finanza fa un certo tipo di interventi, gridando allo stato di polizia”. Secondo Saccomanni, “l’Italia è arrivata in ospedale con fratture multiple, una commozione cerebrale e un febbrone. Per ora abbiamo debellato il febbrone e la terapia sta funzionando. Rimangono gli altri problemi, per i quali servono tempi più lunghi. I segnali positivi ci sono, su questo non c’è dubbio: ordinativi, domanda interna, esportazioni. Lo dice l’Istat, lo confermano i dati dell’indice europeo Pmi”. Purtroppo, però, “questi focolai di ripresa non producono ancora effetti sul fronte che ci sta più a cuore, cioè la creazione di nuovi posti di lavoro e la disoccupazione giovanile. Ma questa asimmetria è tipica delle fasi di inversione del ciclo: quando una recessione finisce, i benefici sull’economia reale non sono immediati. Ma io sono fiducioso: in questo 2014 gli italiani cominceranno a sentire concretamente che l’economia si è rimessa in moto”. Infine il ministro ha commentato le recenti dimissioni del suo vice, Stefano Fassina: “Le ragioni del suo gesto sono tutte politiche e non sono riconducibili al rapporto tra di noi, che è sempre stato ottimo. Stefano è stato leale e collaborativo, abbiamo lavorato bene insieme, pur nella diversità di idee su alcuni aspetti specifici della politica economica. Per questo mi dispiace molto che si sia dimesso, anche se spero che questo non abbia ripercussioni sulla vita e sull’azione di governo”.