TFR IN BUSTA PAGA/ Cosa prevede la legge di stabilità e cosa cambia per i lavoratori
Il Tfr in busta paga è una delle misure approvate con la Legge di stabilità 2015. Cerchiamo di capire cosa prevede la manovra e cosa cambia per i lavoratori e le imprese

Sembrava che non dovesse far parte della Legge di stabilità 2015, ma alla fine il Governo ha preparato anche un provvedimento relativo al Tfr in busta paga per i lavoratori del settore privato. Ancora non si conoscono i dettagli della misura, ma sembra che l’orientamento dell’esecutivo sia quello di consentire, su base volontaria a partire dal 2015, ai lavoratori di poter avere la loro quota di Trattamento di fine rapporto (pare nella sua totalità e non limitatamente a una percentuale) aggiunta allo stipendio di ogni mese. La misura interesserebbe anche coloro che hanno scelto di destinare la loro quota di Tfr a fondi pensione e non riguarderebbe le somme accumulate in passato. In più, l’ipotesi è quella di rendere possibile la percezione del Tfr in busta paga per un periodo limitato a tre anni, quindi fino al 2018. Questo anche per rendere più semplice il meccanismo di finanziamento delle banche alle imprese per far fronte alla spesa: gli istituti di credito potranno utilizzare i fondi Tltro messi a disposizione dalla Bce proprio al fine di finanziare famiglie e imprese, che devono essere restituiti nel 2018.
Cosa cambierà quindi per i lavoratori? Ricordiamo che a essere coinvolti sarebbero solo quelli del settore privato, i quali sostanzialmente si ritroverebbero ad avere una mensilità in più all’anno spalmata nelle diverse buste paga. Per un lavoratore che guadagna 1.400 euro netti significherebbe avere circa 100 euro in più al mese. Un dettaglio non di poco conto riguarda la tassazione di questa somma aggiuntiva. Infatti, potrebbe concorrere ad aumentare l’imponibile e quindi non risultare conveniente per chi ha redditi medio-alti (dato che sono colpiti da aliquote più alte).
Per quanto riguarda le imprese, il Governo è in contatto con l’Associazione bancaria italiana proprio per favorire prestiti a quelle aziende che avrebbero problemi di liquidità nell’erogare la quota di Tfr ai propri dipendenti. Lo Stato sarebbe anche pronto a fornire una garanzia per questi finanziamenti.
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