FINANZA E POLITICA/ Renzi e l’Italia commissariata dal ’92

- int. Antonio Maria Rinaldi

Per ANTONIO MARIA RINALDI, l’appartenenza alla moneta unica e i presupposti economici su cui si fonda impediscono all’Italia qualsiasi scelta autonoma per favorire la crescita

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Per il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che l’Italia finisca commissariata dalla Trojka è un’ipotesi che non esiste. Intervistato dal Corriere della Sera, il premier ha risposto così al giornalista che gli chiedeva che cosa ne pensasse di questa eventualità: “Mai e poi mai. È un’ipotesi che non esiste. Dirò la verità: io non vivo nel terrore dei mercati. L’Italia è più forte delle paure dei vari osservatori e i dati lo dimostrano”. E ha aggiunto il capo del governo: “Non mi preoccupano gli investitori internazionali. Al massimo, possono preoccuparmi i frenatori italiani. Ma sono convinto che li stiamo sconfiggendo ogni giorno di più. Tre anni fa, i mercati segnalarono un problema Italia in Europa. Adesso c’è un problema Europa nel mondo”. Ne abbiamo parlato con Antonio Maria Rinaldi, professore di Economia internazionale all’Università di Chieti-Pescara.

Professore, davvero l’Italia non corre il rischio di essere commissariata?

L’Italia non ha avuto la forza di inserire l’opzione dell’opting out durante il percorso di convergenza sottoscritto il 7 febbraio 1992 e che ci ha portato alla moneta unica. Quindi l’Italia è commissariata da allora, non è una notizia di oggi, sono più di 20 anni che ci troviamo in questa situazione. Noi dobbiamo fare esattamente ciò che ci viene proposto al di fuori dei confini nazionali, e che non coincide mai con gli interessi del nostro Paese. Questo ci ha impedito di creare presupposti più adeguati alla nostra economia rispetto al modello economico imposto dalla Germania.

Per Renzi, “l’Italia è molto più forte di come si racconta in sede internazionale”. E’ d’accordo con lui?

L’Italia ha delle potenzialità incredibili, ma dal momento in cui ci siamo affidati al modello economico dell’Eurozona non possiamo esprimerle. Quando Renzi dice che il debito pubblico dell’Italia è sostenibile in teoria avrebbe ragione, ma sarebbe così se noi non seguissimo i dettami previsti dalla moneta unica. E’ vero inoltre che l’Italia ha un grande patrimonio pubblico, ma in questo momento privatizzarlo significherebbe svenderlo a investitori esteri perché il contesto del mercato immobiliare non è dei migliori. Se è notizia di ogni giorno che aziende italiane sono vendute a capitali esteri del resto ci sarà un motivo. Le regole imposte dall’appartenenza alla moneta unica non ci consentono di gestire in maniera autonoma il nostro patrimonio pubblico, come invece fanno il Regno Unito o la Polonia che appartengono all’Ue ma non all’euro.

Il nuovo mantra del nostro premier è la “flessibilità”. Può essere la soluzione ai nostri problemi?

Vorrei chiedere al premier Renzi come pensa di affrontare i dettami previsti dal Fiscal Compact, che sono ben più rigidi della regola del 3% come rapporto deficit/Pil. Il nuovo trattato Ue rende inutile la stessa flessibilità che Renzi sta mendicando in sede Ue,e che in ogni caso non risolverebbe assolutamente nulla. Il nostro governo non si rende conto che sta cercando di ottenere qualche decimo di punto in più nel rapporto deficit/Pil, quando nell’articolo 81 della nostra Costituzione è stato già inserito il principio del pareggio di bilancio.

 

Renzi dice che vuole “mutare il modello di politica economica della Ue”. Quali spiragli ci sono perché ciò avvenga?

Non c’è nessuno spiraglio, anche se i consiglieri economici di Renzi non gli hanno fatto capire sufficientemente che il modello economico di supporto della moneta unica, su cui tutti quanti i trattati convergono, prevede la stabilità dei prezzi e la rigidità dei conti come presupposti per la crescita. Non è quindi possibile aumentare la flessibilità, perché noi non faremmo altro che aumentare il debito che è composto dalle eccedenze di deficit accumulate nel corso degli anni.

 

Ha ragione Renzi a dire che non è preoccupato per le decisioni degli investitori internazionali?

Non so da dove Renzi riesca a ottenere queste informazioni e certezze. Il dato di fatto è che la cosiddetta “speculazione internazionale” agisce nel momento in cui uno Stato non riesce a portare avanti una politica monetaria in modo proficuo. L’Italia si trova a essere esposta in massimo grado nei confronti della speculazione, perché non abbiamo la possibilità di compiere scelte autonome che non siano dettate da vincoli esterni.

 

(Pietro Vernizzi)





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