FINANZA/ Sapelli: ecco i “nemici” dell’Italia da combattere con la manovra
Per GIULIO SAPELLI, la Legge di stabilità approvata dal Governo sfida l’ideologia dominante della politica economica europea e può essere una prima svolta importante per il Paese

La Legge di stabilità approvata dal Consiglio dei Ministri si colloca in una situazione quanto mai complessa e la partita è molto importante perché è una vera e propria sfida all’ideologia dominante della politica economica europea. Ed è giocata su una molteplicità di tavoli. Veniamo alla natura economica e specificatamente di politica economica europea, appunto, che essa contiene. La manovra è di fatto antitetica alla filosofia dell’austerità: questo elemento va pienamente valorizzato. Le tasse, infatti, vengono ridotte e in tal modo continuano le misure dirette ad aumentare la domanda aggregata stimolando la crescita dei consumi.
Il presupposto della Supply side economics, che ipostatizza che l’offerta crea la domanda, è rovesciato. Nella manovra si fa largo il giusto assunto che è invece la domanda che stimola l’offerta, ponendo le basi per promuovere la propensione all’investimento Si va dal sostegno all’incremento delle assunzioni a tutele crescenti contenute nel Jobs Act, sino alla decisione assunta sulle tasse sulla casa. Si supera il principio della progressività, ossia di mantenere o di aumentare le tasse sulle case di lusso e di eliminare solo quelle sulle abitazioni modeste pur di stimolare la domanda, superando tabù obsoleti che si propagano in una nazione che, ahimè, non ha ancora un catasto efficiente.
Anche il presupposto della tracciabilità assoluta della circolazione monetaria viene contesta pur di far uscire dalle tasche e dai depositi bancari dei cittadini i soldi per la spesa e stimolare di nuovo la domanda. Il fanatismo sul denaro elettronico è patetico in un Paese di anziani e in cui milioni di cittadini non hanno un conto in banca! So che mi attirerò un cumulo di critiche, ma non posso far a meno di dire che il re è nudo! Ma l’antropologia negativa degli ossessionati dalla fedeltà all’austerity che ci ha spezzato la schiena è ben dura a morire e non si capisce come si possa far opposizione al governo continuando a sostenere una politica economica che ci ha gettato nella crisi terribile che ora non persiste con l’intensità di un tempo, ma neppure è superata del tutto.
Ma la questione più importante, a parer mio, è l’annunciato taglio dell’Ires, quindi delle tasse sulle imprese che hanno decimato intere generazioni di imprenditori! Per la prima volta la politica fiscale, che è chiave di volta (con lo Stato imprenditore) di una politica economica, inizia a modellarsi non sulle grandi ma sulle piccole e medie imprese. Questo è il cambiamento più importante. Al governo ora si chiede coerenza: più coerenza, a differenza della politica a zig zag che ha invece prodotto – per esempio – la devastante decisione contro il credito popolare cooperativo. Per agire come si è agito si è dovuto aver coraggio: lo si abbia sino in fondo.
Ma guardiamo la parte piena del bicchiere. La manovra del resto si svolge nel problematico contesto della questione dei migranti e delle politiche dell’accoglienza. Il governo per affrontare tale problema richiede da Bruxelles una flessibilità che potrebbe ampliare il monte di risorse disponibile. La forchetta 27-30 miliardi è un campo di azione negoziale che si deve percorrere in lungo e in largo con orgoglio nazionale e competenza tecnica.
In questa luce, la Commissione – per mezzo della dichiarazione di Dombrovskis – ha perso ancora una volta l’occasione per tacere, ripetendo la litania che recita che le tasse i governi dovrebbero imporle secondo una filosofia omogenea dettata dal pensiero comune eurocratico di una tecnocrazia con scarsa capacità euristica. Insomma, un’altra catastrofica autoreferenzialità si è resa manifesta. Il governo fortunatamente ha risposto per le rime. Rispettati che siano i patti, è la sovranità nazionale a decidere la via da percorrere per raggiungere gli obbiettivi.
Insomma, a parer mio, la manovra è un importante passo innanzi. Ma un’Europa a trazione eurocratica non è più sopportabile. Affrettiamo il passo per modificare le regole europee. Se non lo fa il governo a farlo saranno i cittadini che si sentiranno sempre più nemici dell’Europa. E sarebbe un pericolo assai più grande di quanto non s’immagini!
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