BANCHE NEL CAOS/ Le Bcc a Renzi: “Subito la riforma, non siamo piccoli banchieri”
Renzi a “Porta a Porta”: basta piccoli banchieri, subito la riforma Bcc. Azzi: il Credito cooperativo sosteniamo il Paese, la nostra autoriforma attende da quattro mesi il via libera.

“Le Bcc esistono da 120 anni, sono espressione di centinaia di comunità che hanno diritto a gestire le proprie risorse – se sono in grado di farlo – organizzandosi in forma mutualistica. La gestione del risparmio non è affidabile solo a grandi santuari della finanza”. Così una nota di Federcasse (l’Associazione nazionale delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali) sulle dichiarazioni del Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Porta a Porta. Renzi – per la terza volta in dieci giorni, ha citato la riforma in arrivo per il Credito cooperativo come il primo passo di una riforma del credito che sarebbe sempre più urgente dopo le risoluzioni di Banca Marche, Banca Etruria, CariFerrara e CariChieti, le pesanti ripercussioni per i risparmiatori e le crescenti polemiche su vigilanza. Un accostamento che già in una nota emessa domenica sera, il leader del Crfedito cooperativo, Alessandro Azzi, aveva respinto: ricordando che l’autoriforma delle 368 Bcc italiane è pronta da mesi per essere trasformata in norme di legge, con l’approvazione di Bankitalia.
“Queste stesse Bcc hanno collaborato a scrivere in meno di sei mesi una proposta di riforma moderna e originale, condivisa con l’Autorità di vigilanza, che attende di essere trasformata in legge dalla scorsa estate – ha ribadito una nuova nota. “Chi amministra e chi dirige le 368 BCC italiane sa che occorre dar vita a forme di coesione integrata per affrontare regole sempre più severe e un mercato sempre più impegnativo. E infatti aspettano fiduciose, hanno chiesto più volte di accelerare i tempi e non intendono certo ostacolare un processo di riforma che hanno promosso”. La passione con il quale il premier parla da dieci giorni delle Bcc incoraggia a pensare che la riforma sia vicina. E’ questo è un dato positivo. Spiace però che si ritorni sul tema della numerosità e sull’immagine del giocare a fare i piccoli banchieri”.
“Generazioni di cooperatori bancari hanno in questi decenni costruito solidità, fiducia, capitale sociale e sviluppo dell’economia reale, quella che crea occupazione e reddito. Solidità. Hanno gestito banche riuscendo ad accumulare un patrimonio complessivo indivisibile di 20 miliardi di euro, il terzo in Italia. La fiducia consiste di 160 miliardi di raccolta e 150 miliardi di impieghi a famiglie e imprese. Il “capitale sociale” del credito cooperativo tiene vivi sul piano finanziario 555 comuni dove non ci sono più banche e spesso neanche l’ufficio postale, promuovendo tutte le imprese meritevoli, con particolare attenzione alle imprese giovanili, di donne, di immigrati.
Il contributo allo sviluppo ha fatto scaturire dal pluralismo e dalla diversità di forme giuridiche valore economico misurabile. Oggi ogni Bcc fa parte di un sistema bancario articolato, sano, dove ogni giorno si compie l’esercizio della democrazia economica con il solo interesse di favorire la crescita economica delle comunità locali, senza fini di profitto individuale. E che si è dotato da tempo di una rete di protezione articolata ed efficace. Le Bcc fanno parte di quella parte dell’industria bancaria sana. Federcasse ricorda gli indicatori patrimoniali delle Bcc e Casse Rurali, con un patrimonio di sistema (capitale e riserve) di 20,5 miliardi (cresciuto dell’1,3 per cento nell’ultimo anno). Il Cet 1 ratio ed il Tcr medi delle Bcc sono pari, rispettivamente, al 16,2 ed al 16,7 per cento in raffronto al 12,1 ed al 14,8 del resto dell’industria bancaria italiana.
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