Il 730 precompilato viene considerato il simbolo della volontà politica di semplificare il fisco italiano ma a pochi giorni dal 15 aprile, data in cui la dichiarazione dei redditi sarà disponibile per 20 milioni di italiani, emergono le numerose criticità di un’idea sicuramente apprezzabile ma che nei fatti (almeno quest’anno) non semplificherà la vita degli italiani. Il principale problema del 730 precompilato 2015 consiste nella mancanza di tutti i dati fiscalmente rilevanti, che costringerà gran parte dei contribuenti ad integrare il modello per far valere detrazioni non riconosciute autonomamente dall’Agenzia delle Entrate. In particolare spicca l’assenza delle spese sanitarie (che dovrebbero essere inserite nel 730 precompilato a partire dal prossimo anno) ma sono tante gli oneri mancanti, che costringeranno i contribuenti a rivolgersi ad un Caf o ad un professionista abilitato, aggravando la spesa per i singoli dichiaranti (i Caf, gravati da maggiori responsabilità, potrebbero rivalersi sui contribuenti alzando le tariffe e chiedendo un compenso anche per la semplice conferma dei dati inseriti sul precompilato). La situazione dovrebbe migliorare nei prossimi anni, con una maggiore integrazione nei dati rilevanti ma pensare ad un 730 precompilato interamente dall’Agenzia delle Entrate, considerando l’attuale complessità del sistema di oneri deducibili e detraibili, appare quanto meno utopistico, fino a quando sarà possibile pagare anche con metodi non tracciabili. Quali sono le prospettive future? Nel migliore dei casi il 730 precompilato continuerà ad essere una dichiarazione incompleta, che necessita di integrazioni (seppur ridotte nel tempo) ma non è da escludere che i governi, attuali e futuri, decidano di dare una sforbiciata a tutte le spese che non possono essere reperite facilmente dall’Agenzia delle Entrate, risolvendo il problema a monte a danno dei contribuenti.