Tra luglio e settembre del 2016 il Pil dell’Italia è cresciuto dello 0,3% rispetto al trimestre precedente (dove la crescita era stata pari a zero) e dello 0,9% rispetto allo stesso periodo del 2015. Lo ha comunicato l’Istat, che ha anche rivisto al rialzo (dal +0,3% al +0,4%) il dato del primo trimestre dell’anno. La crescita acquisita per il 2016 si attesta quindi allo 0,8%, in linea con le previsioni del Governo, come ha prontamente sottolineato Pier Carlo Padoan. Il dato sorprende Francesco Forte. L’ex ministro delle Finanze ricorda infatti che «l’Istat stesso aveva segnalato nei mesi scorsi un andamento dell’economia fatto più di ombre che di luci. Dunque è difficile capire come mai c’è questo aumento del Pil».
L’Istat evidenzia che c’è stato “un contributo ampiamente positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte), in parte compensato da un apporto negativo della componente estera netta”. Dunque il merito sembra essere della domanda interna.
Tutto questo però viene detto in relazione all’andamento del trimestre precedente. Non avendo i valori assoluti non possiamo dire di avere una particolare crescita della domanda interna in generale. Con il livello di deficit che abbiamo e la politica espansiva della Bce ci sarebbe da meravigliarsi che non ci fosse questo modesto recupero dei consumi. Sono stati messi in campo diversi bonus che dovrebbero stimolare la domanda, ma non mi sembra che si possa dire che questa politica sia efficace. Altrimenti avremmo una crescita del Pil paragonabile a quella media europea.
La crescita del Pil acquisita per il 2016 è però dello 0,8%, un dato che non sembrava così scontato…
Con una politica basata sugli stimoli come quella che sta facendo il governo in vista del voto del 4 dicembre non ci si aspetterebbe soltanto una ripresina dopo un periodo poco buono e un andamento economico non diverso da quello dello scorso anno. Abbiamo ancora un’enorme capacità produttiva inutilizzata. Mi permetto poi di fare un calcolo banale.
Quale?
Se si fa un deficit del 2,4% del Pil, anche senza moltiplicatore, ci si dovrebbe aspettare un effetto espansivo della domanda almeno pari alla metà, quindi dell’1,2%, visto che il prodotto nazionale è per metà circa composto da spesa pubblica. Senza dimenticare che abbiamo il Qe della Bce e un aumento del potere di acquisto delle famiglie dovuto al basso livello dell’indice dei prezzi. E con tutto questo riusciamo a fare solo una crescita dello 0,8%? Io non vedo come dai dati di questo trimestre si possa ricavare gioia. Al massimo si può trarre la constatazione che le cose non vanno malissimo.
Tuttavia visto quel che succede allo spread e i timori che si fermi il Qe della Bce e si alzino i tassi negli Usa dopo la vittoria di Trump le cose potrebbero andare male tra poco.
Trump “pomperà” nell’economia una maggior crescita reale e potremmo dire anche un po’ di inflazione. Noi ne avremmo bisogno, anche per far scendere il debito pubblico. Dunque, anche sull’operato delle banche centrali, parlerei di incertezza, che potrebbe anche avere dei risvolti positivi. Il vero rischio è il rialzo dei tassi, perché se un Paese è molto indebitato, ma non mostra segnali di discesa del debito, potrebbe essere abbandonato dagli investitori di bond statali. Se non ci fosse il Qe si tornerebbe in fretta alla situazione del 2011. Anzi, sarebbe peggiore.
Cosa intende dire?
Che allora il debito pubblico era sopra il 115% del Pil, mentre ora è superiore al 130%. E non c’era nemmeno il Fiscal compact. Quindi rischiamo di essere commissariati. Come si è visto nel caso della Grecia, poi, le politiche che vengono imposte non sembrano essere le migliori per il Paese. L’abbiamo anche constatato con Monti…
Come si può ridurre questo rischio?
Basterebbe un modesto aggiustamento del debito. In modo da far capire che si è intrapreso un cammino di discesa del debito, continuando quindi ad aumentarne la solvibilità. Renzi non lo sta facendo perché ha bisogno di vincere il referendum in cui si è incastrato. Non può quindi tornare indietro rispetto a quanto ha promesso.
Intanto l’Europa si sta mostrando più conciliante rispetto all’Italia e alle sue richieste di flessibilità.
Non mi sembra che sia così conciliante, perché la Commissione europea sembra orientata a sospende il giudizio sulla Legge di bilancio fino a inizio 2017. Il fatto è che se lo spread continua a salire e l’Italia va in difficoltà, il meccanismo europeo è quello del commissariamento.
In cosa si concretizzerebbe questo commissarimento?
Come prima cosa ci direbbero di fare una manovra correttiva. Ma questo governo quale manovra correttiva potrebbe fare? Dovrebbe rinunciare alle operazioni che ha fatto. Il che è molto difficile. Quindi non ci resterà che aumentare le imposte o tagliare delle spese. Si dovranno fare cose sgradevoli. Mi auguro ovviamente che non si arrivi a questo, ma se lo spread aumenta l’Europa deve aiutarci e per farlo chiederà in cambio di mettere in campo determinate politiche che in passato non ci hanno certo giovato.
(Lorenzo Torrisi)