La legge di Bilancio 2017 contiene anche misure a sostegno delle famiglie, come il bonus bebè, che sono state prorogate, altre invece, come il premio alla nascita, sono state introdotte. Il bonus bebè è, infatti, in vigore dal 2013 per incentivare le nuove nascite e per fornire assistenza alle famiglie: è concesso ai genitori di bambini nati o adottati tra il 1° gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017, fino ai tre anni o per i primi tre anni dall’ingresso del figlio adottivo nel nucleo familiare. Le famiglie che hanno un ISEE da 7mila a 25mila euro ottengono 80 euro mensili, sono 160 euro al mese, invece, per quelle con ISEE inferiore ai 7mila euro. A beneficiare del bonus bebè nel 2015 sono state il 49% delle famiglie dei circa 480mila nuovi nati. Le risorse maggiori sono state fornite nel Sud Italia per via dei redditi più bassi e del fatto che le donne lavorano meno. La novità è rappresentata dal bonus Mamma domani o bonus gravidanza, introdotto dalla legge di Stabilità 2017.
Cosa è il bonus Mamma domani o bonus gravidanza? Questo assegno viene erogato una tantum, quindi una sola volta ed è pari a 800 euro: viene riconosciuto ai nati dal 1° gennaio 2017. Questo bonus, a differenza di quello bebè, è da erogarsi prima della nascita o dell’adozione del bambino per agevolare le famiglie nelle spese, quindi la futura madre può chiederlo dal compimento del settimo mese di gravidanza o all’atto dell’adozione. Non sono previste fasce di reddito tra i requisiti: potranno beneficiarne tutte le madri, ma è necessario il decreto attuativo per conoscere le modalità per presentare domanda. Tra le misure confermate ci sono i voucher erogati per i servizi di babysitting e i contributi per gli asili nido per chi non chiede il congedo parentale: i 600 euro mensili sono riconosciuti per massimo 6 mesi, se si tratta di lavoratrici autonome iscritte alla gestione separata dell’Inps si scende a 3 mesi. Il contributo è ridotto in proporzione all’orario di lavoro per le lavoratrici part-time. Diverso è il bonus nido, un voucher fino a mille euro l’anno, che viene dato quando il bambino è iscritto all’asilo nido e che serve a pagare la retta. Riconosciuto per i primi tre anni di vita, è distinto dal contributo riconosciuto se il genitore non fruisce del congedo parentale, ma non è cumulabile.