GRANDI LAVORI / La Corte dell’Aja: il governo etiope risarcisca Consta con 20 milioni

- La Redazione

La Corte internazionale dell’Aja ha riconosciuto al gruppo italiano Consta, ora in concordato, il diritto a 20 milioni di danni per l grandi lavori alla ferrovia Gibuti-Addis Abeba.

Graziano_Debellini.jpg Il presidente uscente di Consta, Graziano Debellini

“Non posso non dirmi soddisfatto, anche se purtroppo non siamo più in tempo utile per salvare Consta. Ma sul mercato – soprattutto sui mercati internazionali – il riconoscimento delle proprie ragioni da parte delle istituzioni incaricate di tutelare il corretto funzionamento dell’economia ha sempre un grande valore. Arricchisce la reputazione di un’azienda e mantiene vitali le libertà del mercato”. Graziano Debellini, presidente uscente di Consta, parla all’indomani di un’importante pronuncia della Corte internazionale di giustizia dell”Aja.

A quasi tre anni dall’avvio dell’arbitrato, ha accolto le istanze del gruppo padovano e condannato il governo dell’Etiopia a pagare un maxi risarcimento danni da 20 milioni di euro. Purtroppo fuori tempo massimo per la sopravvivenza finanziaria di Consta: dopo che il governo etiope ha deciso di escutere le fideiussioni legate, prevalentemente, all’appalto vinto dal gruppo italiano per l’ammodernamento della ferrovia Gibuti-Addis Abeba,  Consta ha dovuto chiedere nel frattempo l’ammissione al concordato preventivo per una perdita di 30 milioni.

Un finale in chiaroscuro, dunque, per una vicenda iniziata nel 2006 per quello che era allora un nome affermato nel settore italiano delle costruzioni. Una commessa da 40 milioni di euro avrebbe dovuto articolarsi in tre anni di lavori per il riatto e l’ammodernamento di 120 chilometri di ferrovia. Per la società si presentava l’occasione di espandersi all’estero e per questo furono investiti sul campo 10-15 milioni, anche per la realizzazione di un impianto per la costruzione di traversine. Intorno all’appalto, nei momenti di boom dei lavori, hanno lavorato anche 1.500 addetti. La “grande opera” in cantiere, tuttavia, si è rivelata ben presto assai più grande di quanto preventivato: una vera e propria ricostruzione, viste le condizioni della ferrovia. È nato così un braccio di ferro legale con il governo etiope sul valore dell’appalto, mentre Addis Abeba ha avanzato a sua volta contestazioni pesanti sull’esecuzione della prima parte dei lavori.

Il tutto ha causato prima una sospensione dei lavori nel giugno del 2009. Poi, a singhiozzo e con una proroga dell’appalto fino a settembre 2011, i lavori sono ripresi ma alla fine, nel febbraio 2013, Consta ha chiesto la risoluzione con richiesta danni del contratto. Il governo di Addis Abeba, dopo aver erogato prime tranche per 27 milioni di euro, dallo stop del cantiere del 2009 non aveva più effettuato alcun versamento. Di lì il doppio showdown per Consta: la richiesta di concordato in Italia e l’attivazione della procedura di arbitrato internazionale alla Corte dell’Aia.

Entrambi i percorsi sembrano ora liberi da ostacoli. Il concordato omologato prevede lo stralcio del 77% dei debiti accumulati nei confronti dei creditori chirografari. Consta pagherà invece integralmente i debiti (privilegiati) verso i dipendenti. A seguire si procederà a liquidare (sempre integralmente) i professionisti e poi artigiani e cooperative ed Erario. Solo al termine di questa fase si aprirà la partita con i creditori non assistiti da garanzie che, alla luce della sentenza della Corte di giustizia, potrebbero vedere salire a oltre il 23% la quota di debito liquidata.







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