DIESELGATE FCA?/ Forte: è la “vendetta” di Obama su Marchionne

- int. Francesco Forte

Per FRANCESCO FORTE le accuse mosse a Fca rappresentano un altro colpo di coda di Obama. L'arrivo di Trump alla Casa Bianca può portare benefici per l'export italiano

obama_bandierausaR439 Barack Obama (Lapresse)

Dopo il tracollo in Borsa subito giovedì, Fca ieri è riuscita a rimbalzare del 4,61%. Il portavoce di Barack Obama ha fatto sapere che “le decisioni dell’Epa sono prese dai funzionari dell’Epa. Punto. Non sono a conoscenza di un coinvolgimento della Casa Bianca su questo caso specifico”. Una dichiarazione che arriva dopo che lo stesso Sergio Marchionne aveva parlato di “tempistica veramente strana” per le accuse dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente, sperando che non fosse “una conseguenza di una guerra politica fra l’amministrazione uscente e quella entrante”. Tesi che però sempre trovare d’accordo l’ex ministro delle Finanze Francesco Forte: «È un altro colpo di coda di Obama».

In che senso professore?

Poiché è stato Obama a consentire il matrimonio tra Fiat e Chrysler, si aspettava che Marchionne si schierasse contro Trump. Invece, siccome il manager italocanadese ha annunciato gli investimenti negli Usa, e il nuovo Presidente ha ringraziato pubblicamente Fca, ecco che arriva questa accusa dell’Epa. Una vicenda molto sospetta per due ragioni.

Quali?

La prima è che non c’è nessun processo penale o amministrativo. La seconda è che non c’è nessun richiamo di automobili. Si danneggia inoltre un’impresa senza che si capisca quale sia la reale conseguenza: ci sarà una multa? Nel caso di quanto? Questo è quindi uno dei colpi di coda privi di senso con un intento pericoloso e destabilizzante di Obama che stiamo vedendo nell’ultimo periodo, dopo i disastri della sua amministrazione.

A cosa si riferisce in particolare?

Obama ha commesso una serie di errori clamorosi in Iraq, in Libia, in Nord Africa dove ha sostenuto le primavere arabe che hanno causato un grande caos. Ha fatto mettere delle sanzioni alla Russia che non hanno senso e che ci hanno danneggiato. Certo, la Russia può essere un problema per noi, ma lo è più per i cinesi. Siccome anche la Cina può rappresentare un problema, le regole di chi vuol governare impongono di giocare bene sul piano geopolitico. Quindi, la svolta di Trump in politica estera è del tutto ragionevole, perché lui vuole riequilibrare i rapporti con Russia e Cina. Che poi si sia scelto come Segretario alla Difesa James Mattis, che ha un passato di Comandante nella Nato, vuol dire che non è stupido. 

Si dice però che il nuovo Presidente sia ricattabile da Mosca?

Il Financial Times, che non è mai stato tenero con Trump, dice che non riesce a trovare alcuna fonte attendibile riguardo al presunto dossier compromettente per il nuovo Presidente. Quindi credo che non ci possano essere questo tipo di influenze. Certo è che ora l’accusa a Fca danneggia un’industria internazionale degli Stati Uniti e anche nostra. Non posso non chiedermi come mai l’Epa abbia aspettato tutto questo tempo per pronunciarsi sui controlli condotti. E non posso che pensare, come ho detto prima, che il timing non sia casuale.

Secondo lei, come si risolverà questa vicenda?

Se non è stupido, Trump cambierà i vertici dell’Epa, farà un po’ di deregolamentazione riducendo questi controlli. Non credo che Fca corra un grave pericolo. 

La prossima settimana ci sarà l’insediamento di Trump alla Casa Bianca. Secondo lei, prenderà decisioni economiche che in qualche modo ci favoriranno?

Naturalmente ci sono moltissime incognite, perché siamo solo agli inizi e durante la campagna elettorale non si è parlato molto e dettagliatamente di economia. Per ora si capisce che Trump vuole cercare di re-industrializzare gli Stati Uniti. Inoltre, come detto, vuole il riequilibrio tra Russia e Cina. 

 

E questo aiuterà il nostro export?

Dal riavvicinamento con Mosca abbiamo da guadagnare, perché se vengono tolte le sanzioni aumenta il nostro export. Se poi si pongono restrizioni o difficoltà ai prodotti cinesi low cost, quelli italiani competitivi del tessile negli Usa possono avere più mercato. Per quanto riguarda l’atteggiamento verso i nostri prodotti, Trump indossa camicie di un sarto italiano e Melania veste Dolce e Gabbana. Questi sono simboli importanti per vendere negli Stati Uniti. Certi aspetti di commercio estero per noi favorevoli quindi li vedo.

 

E riguardo la sua politica di investimenti o quella monetaria?

Non sappiamo se farà una politica monetaria e fiscale espansiva o restrittiva. Se farà un eccessivo protezionismo o se vuol semplicemente riequilibrare i mercati. Saranno decisivi gli economisti nel suo staff per capire gli indirizzi che avrà la sua politica. Ci sarà poi la dialettica interna al partito repubblicano, dato che ha il controllo sia del Congresso che del Senato. Sapere chi saranno i capi delle commissioni Finanze e Tesoro delle due camere aiuterà a farsi un’idea in merito. Bisognerà poi capire come verranno finanziati gli investimenti che Trump ha promesso nelle infrastrutture, quindi come cambieranno debito pubblico e deficit degli Usa. È ancora presto per dirlo.

 

(Lorenzo Torrisi)





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