Quello degli Npl resta un nodo importante da affrontare per il futuro di Mps e di altre banche italiane. Giulio Romani ha voluto ricordare, nella sua relazione al primo congresso della First-Cisl, che occorrerebbe affidare la gestione del credito deteriorato “a società diffusamente partecipate, in grado di attrezzare percorsi di recupero nel medio-lungo periodo”. La gestione “dovrebbe essere affidata alla stessa banca cedente attraverso un rapporto di service o, in alternativa, a un service specializzato in cui distaccare i lavoratori della banca cedente senza risoluzione del rapporto di lavoro originario”. Si tratta certamente di una proposta interessante, che potrebbe contribuire a limitare le perdite per gli istituti di credito. Tuttavia è difficile che possa essere utilizzata nel caso di Montepaschi, visto che è già stato avviato il processo che porterà alla cartolarizzazione degli Npl.
Arriva anche da Moody’s un commento sul piano di ristrutturazione di Mps che dovrebbe presto avere il via libera formale delle autorità europee. L’agenzia di rating evidenzia che senz’altro la ricapitalizzazione precauzionale è positiva per i possessori di obbligazioni senior, mentre sarà negativa per coloro che hanno bond subordinati. La ragione sta nel fatto che, come noto, il burden sharing non lascia indenni i detentori di obbligazioni junior. Tra l’altro non è ancora chiaro con quali modalità coloro che dimostreranno di essere stati truffati saranno ristorati. Nonostante però siano passati alcuni giorni dalla notizia dell’accordo di principio raggiunto tra Italia e Ue sul piano di Mps, di questi aspetti non si sa nulla di preciso.
Radiocor ricorda come Mps debba affrontare due snodi piuttosto rilevanti nel suo cammino verso il risanamento. Il primo è quello sulla cessione dei crediti in sofferenza. La due diligence è cominciata e sarà importante capire a quale prezzo potranno essere venduti gli Npl da cartolarizzare. L’obiettivo è senz’altro quello di riuscire a strappare qualcosa di più del 20% del valore nominale dei crediti. Inoltre, Montepaschi attende dalla Bce l’indicazione sulla nuova soglia patrimoniale della valutazione Srep per il prossimo anno. Per il 2016 la soglia era fissata al 10,75% e a fine anno Mps si trovava all’8,17%, ben sotto quanto richiesto. Anche in questo caso, dunque, si spera che ci sia una percentuale che non sia sfavorevole vista anche la situazione non semplicissima, ma certamente migliore rispetto al recente passato, in cui si trova la banca toscana.
In un articolo di Panorama vengono riportate dichiarazioni di ex consiglieri di gestione e sorveglianza di Ubi Banca, che ricostruiscono come fosse stato chiesto in diverse occasioni ai board di varare l’acquisizione di Mps. Italo Lucchini, durante un interrogatorio della Procura di Bergamo, spiega che per ben tre volte è stata proposta in Consiglio di sorveglianza l’operazione e che addirittura in un’occasione sono arrivati anche dieci dei più importanti advisor del Paese per provare a convincere i consiglieri a votare a favore, senza però riuscirci. Viene citato anche Gian Luigi Gola, ex consigliere di gestione di Ubi, che ha spiegato di aver votato contro la fusione con Montepaschi per la quale spingeva molto l’amministratore delegato Victor Massiah. In effetti per diverso tempo si erano rincorse indiscrezioni su una possibile fusione tra Ubi Banca e Mps, poi mai concretizzatasi.
Il fatto che sia stato raggiunto un accordo di principio tra Italia e Ue sul piano di ristrutturazione di Monte dei Paschi non lascia comunque tranquilli diversi soggetti. Non solo i lavoratori della banca toscana, visto che non è chiaro se ci saranno altri esuberi oltre a quelli già previsti alla fine dello scorso anno, ma anche i risparmiatori. Infatti la ricapitalizzazione precauzionale prevede il burden sharing, ovvero “la ripartizione di parte delle perdite sui privati tramite l’azzeramento del capitale degli azionisti e dei sottoscrittori delle obbligazioni subordinate, dove tuttavia questi ultimi – quando risparmiatori, investitori privati retail – non perderanno un centesimo di euro nel caso in cui potranno dimostrare di essere stati ingannati dalla banca e di essere stati acquirenti di questi bond in maniera inconsapevole dei rischi potenziali della subordinazione del prestito”. Chi non rischia nulla sono i depositanti, anche se con più di 100.000 euro sul conto, e i possessori di obbligazioni senior. Anzi, diventano “tra i principali beneficiari della ricapitalizzazione precauzionale perché il loro investimento migliora dopo l’ingresso dello Stato”.
Dunque a perderci qualcosa saranno senza dubbio gli investitori istituzionali in possesso di bond subordinati, mentre i piccoli risparmiatori dovranno dimostrare di essere stati di fatto truffati (difficile dire in che modo) per essere in qualche modo rimborsati (non certi in contanti, ma probabilmente tramite obbligazioni senior o azioni). Perdite sono previste anche per gli azionisti di Monte dei Paschi : il valore delle azioni, infatti, sarà destinato a scendere parecchio visto l’aumento di capitale monstre in arrivo.