BANCHE E POLITICA/ La (sola) buona notizia dopo il “summit” di Daniele Nouy

- Sergio Luciano

Ieri Daniele Nouy, responsabile della vigilanza unica bancaria della Bce, ha incontrato i quindici principali banchieri italiani. Il commento di SERGIO LUCIANO

nouy_daniele_lapresse Danièle Nouy (Lapresse)

La vera, unica, buona notizia è che Danièle Nouy – numero uno della Vigilanza della Bce – è in scadenza e conta quindi molto meno di prima. Per il resto il “vertice” che lady-banche ha avuto ieri a Roma con i quindici principali banchieri italiani ha tenuto fede alle previsioni della vigilia, cioè è stato un insipido dialogo tra sordi. Lei, arroccata sulle sue posizioni intransigenti; gli italiani, garbatamente indispettiti ma sostanzialmente più disinteressati che indispettiti dall’ennesima conferma dell’indisponibilità a qualsiasi confronto di merito che la signora ha ormai dimostrato imperterrita costantemente negli ultimi anni.

E dunque? Fonti della Banca d’Italia hanno definito l’incontro “costruttivo e utile”. Al tavolo il vertice della Vigilanza della Banca d’Italia e successivamente i rappresentanti delle banche italiane “significative” e dell’Associazione Bancaria. Alle riunioni era anche presente il vicedirettore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, riferiscono le agenzie. Per l’occasione libero da uno dei suoi frequenti incontri con Carlo De Benedetti, aggiungono gli esegeti più accorti, ma questa è un’altra storia.

Negli incontri, informa una nota di via Nazionale, “sono stati affrontati i temi di maggiore interesse e attualità per il sistema bancario italiano e europeo. Si è parlato dell’Addendum e delle strategie della Vigilanza e delle Banche per la gestione degli Npl. Tra gli argomenti trattati, anche i modelli interni, Srep e Stress Test. Entrambe le riunioni, conclude il comunicato, sono state caratterizzate da uno scambio di opinioni molto costruttivo e utile”.

Ecco: non è vero. Cioè, pardon: la Banca d’Italia dice sempre la verità. Solo, non la dice tutta. Non ufficializza, ad esempio, che la Nouy non è soddisfatta – non ancora! – del lavoro fatto dalle banche italiane nello smaltimento delle sofferenze, che i 100 miliardi di “non performing loans” ceduti non bastano, 173 ne restano sui bilanci e lei vuole che scendano. 

Ma si sa cosa vuole, la signora, perché l’ha anticipato: vuole cambiare le regole sulla contabilizzazione e lo smaltimento degli Npl ed entro marzo promulgherà il suo “addendum”, cioè un supplemento alla normativa. Si parla opportunamente di “proposte”, ma di fatto hanno quasi vigore di legge: “Questo addendum, una volta adottato, rientra nel mandato e nei poteri della Bce”, ha ribadito la banchiera davanti al Parlamento europeo. 

Però, qualche “speranziella” c’è. Nell’addendum si deciderebbe solo su come trattare i nuovi Npl e non lo stock di Npl. Per i nuovi crediti che finiscono in sofferenza a partire dall’1 gennaio 2018 gli accantonamenti vengono portati al 100%. Verrebbe introdotto un sistema automatico di svalutazione totale in due anni dei crediti deteriorati unsecured (senza garanzie) e in sette anni per quelli secured (con garanzie). La nuova misura non interesserebbe quindi i crediti deteriorati già oggi sui libri delle banche dell’intera zona euro. 

Ebbene: le preoccupazioni delle banche italiane per gli effetti potenzialmente distorsivi dell’addendum sono forti e non sono certo state fugate. Le banche italiane paventano che quest’ulteriore stretta di freni determini una simmetrica riduzione del credito alle famiglie, ma anche una distorsione del funzionamento del mercato secondario dei crediti deteriorati perché le banche sarebbero indotte a svenderli a prezzi ancora più stracciati di quelli fino a oggi praticati.

Dunque, l’unica buona notizia è che la Nouy sta per andarsene e anche se ha tempo per fare ancora molti danni, ci sarà modo di ripararli. Sempre che dopo di lei, il probabile futuro capo della Bce, il falco tedesco Jens Weidmann, non ne metta uno ancora più cattivo.







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