SPY FINANZA/ Le 4 ragioni per cui lo spread è sceso dopo la bocciatura dell’Ue

- Mauro Bottarelli

La Commissione europea ha bocciato la manovra italiana e lo spread è sceso. Una stranezza, come quella del silenzio tedesco sulla vicenda

coronavirus germania Angela Merkel (Lapresse)

Dite la verità, non ci state più capendo nulla, vero? Ma come, la Commissione Ue boccia ufficialmente la Manovra, aprendo di fatto la strada alla procedura d’infrazione, e lo spread cala? E anche parecchio. Ovvio che sì. Per almeno tre ragioni. Anzi, quattro. La prima fa riferimento a ciò che vi dico da sempre: è tutta una pantomima. Secondo, a confermare questa mia tesi storica – rispetto la quale in molti hanno riso fino a poche settimane fa, mentre ora stranamente tacciono o abbozzano – ci ha pensato ieri mattina nel suo MorningPorridge, Bill Blain, uno dei più ascoltati commentatori di mercato in assoluto, uno con esperienza trentennale di investimento e che, tanto per dirvene una molto recente, ha beccato in pieno la data precisa del peggior crollo dell’ottobre nero appena concluso. Un mago? No, uno che capisce i mercati, a differenza di molti che parlano per far prendere aria alla trachea.

E cos’ha detto ieri mattina Bill Blain? Ecco qui la traduzione letterale del suo intervento, riferendosi alla questione italiana: «Nel frattempo, in una galassia lontana, giunge un’interessante domanda dal membro del board dei governatori Bce, Nowotny: “Chi comprerà i circa 275 miliardi di debito che l’Italia pensa di emettere nel 2019?”. Penso che le banche italiane saranno “incoraggiate” a prendersi in carico questa scommessa. Sospetto inoltre che lo stiano già facendo, visto che la voce che circola è che i grandi compratori stranieri di Btp altro non siano che filiali londinesi di banche italiane. Ecco cosa mi aspetto che accada e mi chiedo se questo rappresenti un trade che valga la pena seguire. Gli italiani e altri faranno una sorta di appello al giudizio alla Bce e proprio l’Italia sarà il partner complice in una pantomima da anything-it-takes Euro. Anche se la Bce e l’Ue abbaiano contro l’Italia per i suoi deficit di budget e le chiedono di aderire alle regole, mentre a Roma si vaneggia di abbandonare l’euro o battere una moneta da dimensione parallela, la Bce o uno dei suoi veicoli di risoluzione offriranno senza troppi problemi facilities di finanziamento a lungo termine (Ltro) nel mercato repo, senza limiti e a tassi effettivi zero, sulle loro posizioni in Btp alle banche. Questo perché se non lo facesse, il sistema bancario italiano scomparirebbe in uno sbuffo di semplice logica, facendo però precipitare tutto. E se l’Italia subisse un downgrade a junk? Penso che la Bce potrebbe operare una pantomima anche su quello… E se non accade, beh allora inizierà davvero un gioco completamente nuovo». Vi ricorda la posizione storica di qualcuno? Magari ci sbagliamo in due. Anzi, sarà certamente così.

Terzo, per quanto io ritenga questo governo una disgrazia (ma necessaria a Mario Draghi per continuare la stamperia, altrimenti avremmo Cottarelli a palazzo Chigi) e la sua manovra un capolavoro di autolesionismo e stupidità economica, il sottostante di quello spread che scende in controtendenza con il comune pensare ha un altro assunto di base: Deutsche Bank sta letteralmente precipitando. Ce lo mostrano questi grafici, il primo dei quali ci mostra il trend storico da Titanic del gigante del credito tedesco, mentre il secondo è più interessante.

Compara il credit default swaps di Deutsche Bank con quello a 5 anni della Germania e, di fatto, mostra una tendenza chiara: il mercato sta comprando il cds tedesco come assicurazione protettiva sul default di DB. Se infatti, il cds di DB è oggi a 155.7 dai 120.7 di settembre (ancorché ancora distante dal record di 188 punti base di maggio), fanno notare nelle sale trading che a 13 quel contratto derivato sovrano è un affarone, soprattutto perché se Berlino dovrà correre ufficialmente in soccorso di Deutsche Bank è destinato a salire, come riflesso del rischio di controparte.

E attenzione, lasciate stare le stime idiote da fantastiliardi sull’esposizione ai derivati, la questione più imminente sta nei bond CoCos di Deutsche Bank, ovvero nelle obbligazioni ibride convertibili, l’ultimo grande classico in fatto di maquillage dei bilanci. Si tratta di bond che, in determinate condizioni, si trasformano in azioni, quindi in capitale della banca che li ha emessi, alleggerendone sostanzialmente l’esposizione debitoria quando, per esempio, la ratio Core Tier 1, il maggiore indicatore della solidità patrimoniale, scivola sotto una soglia prefissata (il 7% o il 5%).

Ovviamente, in cambio di questo maggiore rischio che viene addossato all’investitore sono previsti dei rendimenti più elevati. Per esempio, si possono emettere titoli di questo tipo, ponendo una scadenza a 10 anni e attribuendo alla cedola un premio plus dell’1,5-2,5% sul tasso d’interesse degli altri titoli corrispondenti. Nel caso in cui una congiuntura particolarmente sfavorevole eroda la ratio Core Tier 1 sotto il livello prefissato delle attività ponderate per il rischio, scatta quindi la conversione dei CoCos bond in questione che si trasformano in azioni della banca e quindi in capitale, rafforzando l’istituto.

Con l’effetto collaterale, però, che l’immissione automatica di titoli sul mercato possa diluire il valore delle azioni stesse, di fatto a forte rischio di ribasso. Ma trattandosi di misura emergenziale, occorre operare sulle priorità: e così facendo, dal punto di vista patrimoniale, l’istituto si troverà rafforzato. Peccato che ora si rischia che quelle obbligazioni vedano l’ipotesi di conversione statutaria in azioni molto probabile, quantomeno nella prezzatura del mercato: se così fosse, il titolo crollerebbe del tutto. E sapete qual è il worst case scenario in questo caso? Questo.

Capito perché il nostro spread non schizza alle stelle e perché la Bce non potrà permettere minimamente che un’ipotesi simile prenda anche soltanto corpo ipotetico sui mercati? E capite altresì il silenzio tedesco sul caso Italia, visto che a parlare sono stati solo i giannizzeri austriaco e olandese. Governo e Bundesbank, silenti. L’operatività è altrove, per adesso. La pantomima va fatta bene, altrimenti appare troppo palese.

Attendiamoci quindi scossoni, anche pesanti nei prossimi giorni, sui mercati e sul nostro debito. Occorre arrivare al casus belli. E occorre farlo in fretta, perché serve fornire un alibi credibile e di emergenzialità seria a Mario Draghi entro il board di dicembre della Bce. Quale potrebbe essere? Visto lo showdown in atto sul “DL corruzione”, un bella crisi di governo. Vera o simulata, poco importa. Quello spread in calo, di fatto, potrebbe anche essere un’opzione put del mercato sulla tenuta dell’esecutivo italiano. E attenzione: il gran cerimoniere, quello che funziona da agente di raccordo fra Quirinale, Bce e Governo, è molto attivo in queste ore. Addirittura, sostituendosi alla Consob, rispetto a certe mosse che sarebbe il caso di prendere a Piazza Affari.

Quarto e ultimo, forse il market mover più importante. Stando a Market News International (Mni), infatti, la Fed starebbe pensando a un periodo di pausa dal rialzo dei tassi già nella prossima primavera. La reazione dei futures di Wall Street e del dollaro, paiono aver gradito l’indiscrezione. Sarà vero? Anche in questo caso, come io la pensi al riguardo è noto da tempo. Entriamo in un periodo interessante, cari lettori. Restate sintonizzati.

P.S.: Non vi fidate di me e della mia interpretazione di quanto sta accadendo? Fidatevi di questo, allora: «È arrivata la lettera da Bruxelles? Va bene, aspettiamo quella di Babbo Natale». È la risposta del ministro Salvini a chi gli chiedeva un commento a caldo sulla bocciatura della manovra economica da parte della Commissione Ue. Ora, per quanto uno possa essere spavaldo, in campagna elettorale permanente, anche un po’ irresponsabile e arrogante, siete sicuri che una risposta simile non tradisca altro? Ad esempio, sapere di avere le spalle copertissime e, soprattutto, conoscere già la fine della storia, pur con parecchi – formali – colpi di scena ancora da vivere, prima dell’epilogo? Questione differente, invece, in casa Movimento 5 Stelle. Molto, molto differente. 





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